PROCESSO AI 25 MANIFESTANTI - Le motivazioni

11.6 Il corteo delle Tute Bianche - i fatti > > > > > > > > 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6

36.1 Il teste Capitano Paolo NARDELLI era il comandante della CCIR, Compagnia di Contenimento ed Intervento Risolutivo del Battaglione dei Carabinieri TOSCANA e aveva a propria disposizione, tre plotoni per un totale di 150 uomini.
Nel primo pomeriggio del 20 la Compagnia venne schierata con due plotoni in Piazza delle Americhe a disposizione del Dr. GAGGIANO.
Qui doveva giungere e concludersi il corteo delle Tute Bianche e ben presto giunse l’eco di scontri e difficoltà: i militari videro arrivare da Via Tolemaide a sirene spiegate un blindato che presentava delle ammaccature i cui occupanti apparivano provati e probabilmente intossicati dai gas.
Intorno si vedevano colonne di fumo alzarsi in varie parti della città.
Più di una volta su indicazione di GAGGIANO i Carabinieri misero le dotazioni complete da OP, poi le toglievano perché la loro situazione operativa era abbastanza tranquilla.
Vi erano azioni definite come “mordi e fuggi”, qualcuno si avvicinava, soprattutto da un sottopasso, lanciava un sasso e fuggiva.
Poi verso le 14.45 in lontananza su Via Tolemaide si materializzò il corteo delle Tute Bianche che si avvicinava a Brignole, alcuni manifestanti esibivano protezioni di Plexiglas, portavano caschi in testa, avevano il viso celato da fazzoletti, occhiali o simili.
A questo punto su ordine di GAGGIANO i due plotoni di Carabinieri seguiti dai blindati, un Reparto Mobile della Polizia di Stato e due idranti iniziarono a risalire Via Tolemaide arrivando fino al sottopasso di Largo Archimede.
Sull’altro lato del sottopasso c’erano dei manifestanti che lanciavano e tiravano sassi contro i contingenti, da quella parte si vedeva anche il fumo di un incendio.
Solo dopo qualche decina di minuti e dopo aver lasciato due squadre a presidio del sottopasso i contingenti iniziarono a risalire Via Tolemaide lanciando lacrimogeni.
Durante il percorso il teste vide, ormai spento, il blindato che era stato incendiato in Corso Torino.
Ovunque c’erano chiari segni di lotto, gente in mezzo alla strada, campane per il vetro rovesciate, i militari subivano i lanci di pietre anche se in quel momento non c’erano scontri diretti in atto.
Il teste vide persone con il viso travisato che lanciavano pietre da Via Tolemaide e dalle strade laterali.
Al momento di arrivare all’incrocio con Corso Torino i Carabinieri avevano il corteo delle Tute Bianche a contatto visivo, cioè ad una distanza di cento o centocinquanta metri.
Ancora su ordine di GAGGIANO vennero lanciati i lacrimogeni e i contingenti avanzarono fino a raggiungere Corso Gastaldi.
Fino a questo momento l’avanzata era stata molto lenta, essendo iniziata vero le 15 ed avendo raggiunto Via Montevideo e Corso Gastaldi verso le 17 o poco dopo, anche se le indicazioni orarie che poteva fornire erano solo approssimative.
L’avanzata fu continua, il corteo retrocedeva, c’erano però azioni “mordi e fuggi” di persone che lanciavano sassi e altro.
Per strada c’era di tutto: scudi, manganelli, auto messe in mezzo alla strada per ostruire la viabilità.
In questa fase non ci fu contatto diretto tra Forze dell’Ordine ed i manifestanti tenuti alla distanza di qualche decina di metri dal lancio di lacrimogeni.
I manifestanti su Via Tolemaide erano qualche migliaio, nelle strade laterali c’erano diversi piccoli gruppi di dieci o dodici persone ciascuno che lanciavano sassi e scappavano, si trattava di strade strette, non era possibile accertare cosa ci fosse in profondità.
I Carabinieri formavano la prima linea davanti agli idranti ed ai mezzi blindati.
Una volta arrivati all’inizio di Corso Gastaldi i plotoni avevano perso diversi effettivi, posizionati a copertura delle strade laterali, anche le dotazioni di lacrimogeni erano diminuite significativamente, nell’arco della giornata ne erano stati lanciati centootto.
Appariva necessario il subentro di personale fresco e NARDELLI ne parlò con GAGGIANO.
Qui l’avanzata venne interrotta e venne impartito l’ordine di ripiegare.
Il teste si preoccupò di garantire un ripiegamento ordinato, ma i manifestanti cominciarono ad avanzare ed i lanci divennero più intensi.
Il ripiegamento venne effettuato a passo d’uomo, mantenendo la fronte verso i manifestanti.
Anche i blindati arretravano in retromarcia, uno di essi ebbe una panne perché gli si spense il motore nel centro della via.
In quel momento i manifestanti si trovavano a circa cento metri e il personale a piedi risalì fino al mezzo in difficoltà per proteggerlo.
Fortunatamente il motore venne riavviato ed il veicolo riuscì a tornare indietro.
In questa situazione cinque militari rimasero feriti o semplicemente contusi.
Un secondo mezzo subì una situazione analoga quando indietreggiando toccò il muro della ferrovia e rimase per un poco immobilizzato.
Il veicolo venne assalito da manifestanti che arrivarono a contatto con esso e lo colpirono con lanci e con corpi contundenti, in particolare con un piccone.
Il mezzo si trovava a circa venti, trenta metri davanti ai militari a piedi.
In questa circostanza gli autisti (Carabinieri RICCHIELLO e RE) di altri due veicoli che si trovavano allineati con quello in difficoltà, di propria iniziativa, spararono alcuni colpi di arma da fuoco in aria che consentirono al collega di manovrare e disimpegnarsi.
Vennero esplosi complessivamente tredici colpi verso l’alto, il fatto durò circa tre secondi, il veicolo in difficoltà si presentava molto danneggiato al vetro anteriore ed alla carrozzeria.
Verso le 18 l’arretramento dei CC si concluse all’altezza di Via Casaregis e il contingente del teste venne sostituito da altri.
Riconosceva nelle immagini di cui sopra le fasi dell’arretramento, i problemi ai due blindati, uno degli spari in aria (reperto 154.2 a 53.39).
Il teste Tenente Stefano ROMANO, comandante di plotone del Reggimento di Carabinieri Paracadutisti TUSCANIA era stato inviato insieme ad altri colleghi ed ai rispettivi plotoni presso il Comando Provinciale di Forte San Giuliano e poi, verso le 17 di supporto ai reparti impegnati in Via Tolemaide.
Nella strada principale i plotoni non ebbero contatto diretto con i dimostranti limitandosi a fiancheggiare i mezzi e a compiere azioni di contenimento.
Invece nelle strade laterali fu necessario dividere il personale in piccoli gruppi per fronteggiare i manifestanti, qualcuno dei quali si avvicinava esponendosi personalmente e lanciando ordigni incendiari.
Sulle strade laterali, Via Caffa e Via Armenia gli scontri furono abbastanza continui e si protrassero fino circa alle ore 20.
Il teste Tenente Luigi ODIERNA VITI, comandante di un altro plotone del TUSCANIA ha ricordato come in Via Tolemaide si rese subito conto degli scontri precedenti, dappertutto vi erano segni di devastazione, marciapiedi frantumati, vetri dappertutto, fiamme causate da bombe Molotov, alcuni veicoli civili spostati, uno militare addirittura in fiamme.
Di fronte alle Forze dell’Ordine c’era una folla molto consistente, che effettuava violenti lanci di corpi contundenti, servendosi anche di alcune fionde.
Ciò costrinse i militari ad assumere a propria volta una formazione a testuggine, proteggendosi con gli scudi.
Quindi il personale di Polizia mandò avanti i blindati perché nello spazio tra lo schieramento degli Agenti ed i manifestanti erano stati messi come barricata diversi veicoli, uno dei quali ribaltato.
Questo mezzo venne rimosso e le Forze dell’Ordine poterono avanzare.
Come ha ricordato il teste Giulietto CHIESA, fino alla morte di Carlo GIULIANI Corso Gastaldi e Via Tolemaide si trasformarono in un campo di battaglia dove gli attacchi e i contrattacchi si susseguivano.
I Carabinieri fecero intervenire tre o quattro file di camionette che si posizionarono dietro i militari a piedi, cosicché la strada era coperta completamente dalla loro avanzata e non c’era più spazio per passare.
Ad ogni contrattacco dei dimostranti le camionette dovevano rinculare e si scontravano tra loro, il caos era assolutamente totale da entrambe le parti.
CHIESA seguiva i militari che erano sottoposti ad attacchi molto violenti compiuti anche con il lancio di massi pesanti e pericolosi per evitare i quali erano costretti a ripararsi dietro i veicoli.
Dal canto suo, a causa della gragnola di lanci il teste doveva tenersi costantemente attaccato ai muri.
Ad un certo momento i manifestanti si ritirarono in cima a Via Tolemaide e le Forze dell’Ordine avanzarono compatte con i blindati.
CHIESA arrivò fino a Via Crimea, dove nascosto in un portone poté osservare il contrattacco condotto da cento o centocinquanta dimostranti che spingendo in discesa alcuni cassonetti dei rifiuti si lanciavano contro i Carabinieri a piedi davanti ai blindati.
Il teste si diresse quindi verso Piazza Alimonda.

37. I fatti di Piazza Alimonda, le immagini.
La morte di Carlo GIULIANI avviene in Piazza Alimonda tra le 17.23 e le 17.27, durante l’attacco portato da alcuni manifestanti contro una camionetta dei Carabinieri.
In estrema sintesi si può ricordare come l’avanzata dei manifestanti su Via Tolemaide era stata notata anche dal contingente del Battaglione Sicilia che in quel momento si trovava in Piazza Alimonda.
Il reparto era allora avanzato in Via Caffa verso Via Tolemaide al fine di contrastare i manifestanti, e i Carabinieri a piedi erano stati seguiti da due camionette DEFENDER.
La manovra però non aveva avuto successo da un lato perché all’incrocio tra Via Caffa e Via Tolemaide vi era una barricata costituita da cassonetti e da campane per la raccolta differenziata (visibili anche nelle immagini dell’elicottero, reperto 188.18, alle ore 17.20.03 [402]) che i militari non erano riusciti a superare e dall’altro a causa dell’assoluta superiorità numerica dei manifestanti.
Questi infatti avevano reagito, scavalcato la barricata e costretto i militari ad una disordinata rotta fino a Piazza Alimonda ed oltre.
Come si è già rilevato il momento in cui i manifestanti avanzano decisamente in Via Caffa viene ritratto dall’elicottero alle ore 17.23. 19 [403].
Nell’accaduto le due camionette, rimaste isolate, erano arretrate in retromarcia fino a Piazza Alimonda dove avevano cercato di girarsi per potersi allontanare in fretta.
Una delle due, targata AE CC 217, rimaneva però bloccata da un cassonetto e da una momentanea panne al motore che si spengeva, veniva quindi attorniata da numerosi manifestanti che la colpivano direttamente o le lanciavano contro corpi contundenti.
Uno dei militari presenti sul veicolo estraeva la pistola ed esplodeva due colpi, uno dei quali attingeva mortalmente uno dei giovani assalitori, identificato in Carlo GIULIANI.
A questo punto molti manifestanti ritornavano precipitosamente sui propri passi e la telecamera posta sull’elicottero ritraeva molte persone rientrare velocemente da Via Caffa su Via Tolemaide alle ore 17.24.11 [404].
Alle ore 17.27.25 il funzionario di P.S. preposto al contingente di Carabinieri chiedeva con urgenza l’invio di un’ambulanza in Piazza Alimonda.
Tra i partecipi all’assalto al DEFENDER le immagini consentono di individuare gli imputati MM e FL.
Presenti in Piazza Alimonda ma non partecipi all’assalto al DEFENDER vendono individuati anche DAAF, DRF, DPA, SN, PF.



37.1 Le immagini del secondo filmato del 2° DVD della Polizia Municipale (da 20.15 a 24.45 [405]) mostrano dapprima il momento in cui i manifestanti scendendo lungo via Tolemaide hanno raggiunto un punto intermedio tra Via Montevideo e Via Caffa, si vedono passare le due campane gialla e verde spinte da diverse persone (20.55, reperto 49).
Quindi i manifestanti erigono barricate su Via Armenia (22.15, reperto 46), strada perpendicolare a Via Tolemaide e parallela a Via Caffa sul lato di levante.
Le successive immagini sono girate in Via Odessa e mostrano il contingente di Carabinieri entrare in Via Caffa diretto verso Via Tolemaide (22.19).
A 22.23 viene inquadrata Via Caffa, si vede da dietro il contingente seguito dai DEFENDER, sullo sfondo c’è Via Tolemaide con la massicciata ferroviaria (reperto 143.042).
Quindi le immagini inquadrano da vicino i manifestanti in Via Tolemaide, a 22.26 si nota sullo sfondo un soggetto arrampicato su di un palo che in seguito si vedrà partecipare all’assalto contro il DEFENDER.
Questi indossa pantaloni scuri muniti di una ginocchiera a destra, una tuta bianca e blu, porta uno zaino viola e nero (meglio visibile a 22.47 quando il giovane scende dal palo), era già stato notato durante gli scontri in Via D’Invrea.
I manifestanti si riparano dietro la barricata che divide Via Caffa da Via Tolemaide ed effettuano lanci contro i Carabinieri (22.29).
Questi si avvicinano alla barricata battendo ritmicamente i manganelli contro gli scudi (23.10) ma poco dopo non riuscendo a contenere i manifestanti sono costretti ad effettuare una precipitosa ritirata.
Le immagini indicate come provenire dal reperto 218 (da 23.25 a 24.45) appaiono frutto di un montaggio.
Dapprima vi sono riprese girate da via Odessa verso piazza Alimonda che mostrano la ritirata del contingente (23.34, reperto 218).
Poi da 23.40 a 23.43 si ha una nuova inquadratura, le immagini sono riprese direttamente su Via Caffa da mare verso monte e mostrano i Carabinieri arretrare di corsa inseguiti dai manifestanti e dai loro lanci, in primo piano si notano i due DEFENDER che procedono in retromarcia verso Piazza Alimonda, in sovrimpressione è indicato l’orario delle 17.26.21.
Da 23.44 ritornano le immagini riprese da Via Odessa che mostrano i manifestanti inseguire di corsa i Carabinieri.
L’operatore poi (da 23.48) si sposta in Piazza Alimonda, posizionandosi vicino ai gradini della Chiesa, sullo sfondo si vedono il centro della Piazza ed i due DEFENDER attorniati dai manifestanti.
Le successive immagini documentano l’assalto al DEFENDER e (da 24.19) appaiono montate al rallentatore [406].
A 24.14 si vedono i due veicoli assaliti, ma mentre uno riesce ad allontanarsi pur inseguito da lanci di oggetti, il secondo rimane bloccato contro un cassonetto posto in mezzo alla strada e viene attaccato da numerosi manifestanti.
Tra questi si nota, al centro dell’immagine, un uomo che porta un casco scuro, una maglietta blu con protezione al gomito sinistro e dei pantaloni rossi, già notato quando i Carabinieri ripiegavano su Corso Torino poco prima dell’assalto al blindato.
Immediatamente alla sua destra c’è il giovane con la maglia rossa già visto in Via Tolemaide (reperti 212-g34_morto e 212-g35_xmorto), qui lancia oggetti contro il veicolo che si allontana.
Alla sinistra del primo uomo si nota un soggetto con casco bordeaux, giubbotto scuro con particolare bianco nella parte alta della schiena, maglia bordeaux che esce da sotto al giubbotto, pantaloni corti, guanti, un bastone in mano, persona che si vede meglio a 24.16 dietro al DEFENDER e che era già stato notato durante l’assalto al carcere di Marassi ad opera del Blocco Nero verso le 15, anche in quell’occasione con un bastone in mano (foto reperto 100-2007_045 e reperto 100-2007_044 [407]).
Si vedono i manifestanti colpire con bastoni e lanciare oggetti contro il veicolo che presenta il vetro posteriore centrale già rotto.
A 24.20 dietro al veicolo fermo si nota il giovane vestito di scuro, con capelli raccolti a codino da un fermaglio, visto in precedenza nelle prime file dei manifestanti che in Via Tolemaide costringevano le Forze dell’ordine ad arretrare (foto reperto 212- g32_morto).
Si vede un estintore lanciato contro il finestrino rotto del veicolo (24.20) e a 24.29 in alto a destra si riconosce FL con il berretto verde e la felpa blu.
Si sentono due spari (24.37 e 24.40) e immediatamente dopo le immagini ritornano a velocità normale, si sente urlare e si vede il DEFENDER fare manovra e riuscire ad allontanarsi (24.45).
Le successive immagini (da 24.45 a 25.07, reperto 200) mostrano Piazza Alimonda presidiata dalle Forze dell’Ordine e diversi manifestanti che protestano.
Tra questi si riconosce (25.02 – 25.05) FL con la felpa scura con lo scudetto sulla parte anteriore sinistra, lo zaino con il particolare bianco della cinghia, la mascherina bianca, il cappuccio alzato.
Il filmato reperto 237 [408] (da 01.15.24) mostra il contingente dei Carabinieri entrare, seguito dai due DEFENDER, in Via Caffa.
Le riprese sono dapprima effettuate da una strada laterale, Via Odessa, e non consentono di vedere cosa si presenta davanti ai militari.
L’operatore si sposta sull’angolo tra Via Odessa e Via Armenia (01.15.51) e mostra diversi manifestanti che attraverso il distacco tra due palazzi effettuano lanci contro i Carabinieri che si trovano in Via Caffa (01.16.00).
Viene quindi mostrato l’incrocio tra Via Odessa e Via Caffa (01.16.22) dove un DEFENDER procede in retromarcia, seguito poco dopo dal contingente a piedi la cui ritirata avviene sotto i lanci ed appare sempre più veloce (01.16.36).
Seguendo l’avanzata dei manifestanti, l’operatore si sposta all’angolo tra Via Odessa e Via Caffa e ritrae un numero considerevole di persone davanti alla Chiesa di Piazza alimonia e intorno ai due DEFENDER, che cercano di effettuare l’inversione di marcia (01.15.15).
Si vedono alcuni attaccare uno dei due veicoli (01.17.19), poi si sentono due spari e si vedono le persone allontanarsi di corsa (01.17.29).
Alcuni manifestanti mostrano segni di sconforto e si sente uno pronunciare ad alta voce la frase “Dai che è vivo” (01.17.56).
Le immagini successive (01.18.55) riprendono il cordone di Agenti di Polizia intorno al cadavere di GIULIANI.
Più avanti (a partire 01.21.28) il reperto 237 contiene immagini girate in precedenza da un’altra angolatura e montate a questo punto.
Si tratta di riprese effettuate dall’intersezione tra Via D’Invrea e Piazza Alimonda, con direzione quindi da ponente verso levante, al momento del veloce inseguimento compiuto dai manifestanti nei confronti dei Carabinieri e dei due DEFENDER.
Si vedono i giovani correre verso i due veicoli lanciando oggetti, alcuni sono armati di bastoni e tubi di metallo dell’arredo stradale (01.21.34), li raggiungono e li attorniano (01.21.46).
Quindi un DEFENDER riesce ad allontanarsi verso destra (01.21.49), mentre l’altro viene assalito.
Si nota che gli aggressori usano diversi bastoni e corpi contundenti contro il veicolo (01.21.55), poi si sente uno sparo e si vedono alcuni manifestanti allontanarsi verso la parte a monte della Piazza (01.22.01).
A terra in mezzo ai manifestanti c’è il corpo di Carlo GIULIANI con il passamontagna scuro, una canottiera bianca, pantaloni scuri (01.22.13).
Alcuni manifestanti sono chinati su di lui, poi si rialzano.
Infine viene ripreso l’intervento di un’ambulanza.
Il filmato reperto 46 [409] mostra il momento in cui i Carabinieri entrano in Via Caffa (11.18) ripreso da Via Odessa.
Quindi l’operatore si sposta in Via Caffa dietro i militari che sono avanzati verso Via Tolemaide, sulla sinistra si notano i due DEFENDER (11.23).
Si notano oggetti volare e i militari proteggersi con gli scudi (11.34), non vi è un contatto fisico diretto perché tra militari e manifestanti si trova una barriera di cassonetti (visibile in parte a 11.43).
Quindi (11.47) le immagini mostrano Piazza Alimonda nel momento immediatamente successivo all’uccisione di Carlo GIULIANI, si vede la zona dove si trova il corpo ormai sgombrata dai manifestanti e controllata dalle Forze dell’Ordine (12.13).
Il reperto 218 [410] nelle parti non contenute nel DVD della Polizia Municipale mostra l’avanzata su Via Caffa dei Carabinieri a piedi seguiti dai due DEFENDER (in sovrimpressione sono indicate le ore 17.25.26, giri 00.44.24).
I militari rallentano fino ad arrestarsi proteggendosi con gli scudi dai lanci dei manifestanti che appaiono sempre più fitti (ore 17.25.35, giri 00.44.33).
Si sentono le urla dei manifestanti e si vede il contingente volgersi indietro ed arretrare in maniera sempre più veloce e scomposta (17.25.51, giri 00.44.49), i due DEFENDER arretrano in retromarcia.
Dopo l’attacco al DEFENDER già descritto in precedenza, le immagini del reperto 218 mostrano, dalle ore 17.27.18, giri 00.47.08, il corpo esanime di GIULIANI attorniato da alcuni compagni, due dei quali si chinano su di lui (17.27.42, giri 00.47.31) cercando di rianimarlo.
GIULIANI si vede con il passamontagna insanguinato ancora indossato, si nota la canottiera bianca sopra la quale compare la felpa scura che il ragazzo portava in vita, si vedono i pantaloni scuri, quindi a fianco del corpo sotto il braccio destro disteso si nota un oggetto bianco che potrebbe essere un accendino e poco distante l’estintore (17.27.56, giri 00.47.45).
Si vede come qualcuno tiri il giovane a terra per il piede sinistro (17.27.58, giri 00.47.47).
Quindi, preceduti da alcuni lacrimogeni, si vedono alcuni Agenti che avanzano verso il luogo dove si trova il cadavere (17.28.16, giri 00.48.05).

37.2 In questa fase ZAMPESE ha individuato le seguenti immagini relative agli imputati.
Per quanto riguarda MM rileva la foto reperto 70H-0GGTMNGT [411] che mostra alcuni manifestanti durante l’assalto al DEFENDER bloccato in mezzo alla piazza.
Il veicolo ha il vetro posteriore centrale rotto, al centro dell’apertura si vede una mano destra che impugna una pistola.
In primo piano, dietro al veicolo si nota il casco bordeaux, i pantaloni corti e il bastone in mano già visto durante l’assalto al carcere.
In parte coperto da questo giovane si vede Carlo GIULIANI chinato a raccogliere l’estintore, si notano la canottiera, la felpa portata in vita i pantaloni blu scuro.
Sul fianco destro del DEFENDER c’è un soggetto intento a colpire il veicolo con una trave.
Si tratta di MM, di cui si notano il casco da kick boxing in testa e i pantaloni scuri, egli è a torso nudo e si vede il tatuaggio sulla parte destra della schiena.
La foto reperto 88C Olympia 121 [412] riprende la stessa scena da angolatura leggermente diversa.
Viene inquadrato il fianco destro del veicolo, di cui si vede il lunotto rotto con al centro la mano armata di pistola.
Al centro in basso, dietro un giovane con casco e giubbotto di salvataggio arancione identificato da ZAMPESE in EP, si vede Carlo GIULIANI che indossa il passamontagna, la canottiera e i pantaloni già visti e che non si è ancora chinato a raccogliere l’estintore.
La foto appare dunque ritratta in un momento immediatamente antecedente a quella del reperto esaminato da ultimo.
A fianco del DEFENDER, all’altezza del finestrino posteriore si vede di spalle MM che con la trave in mano colpisce il vetro laterale.
Egli porta il casco in testa, è a torso nudo e si nota il tatuaggio sulla parte posteriore della spalla destra.
Dietro MM si vede un soggetto di schiena che tiene in mano un palo di metallo proveniente dalla segnaletica stradale e indossa un giubbotto di jeans, persona già notata da ZAMPESE in Via Palestro durante lo spostamento del Blocco Nero.
Sull’estrema destra della foto, all’altezza di MM si nota FL che indossa il berretto verde già descritto ed è travisato con un fazzoletto chiaro.
Dietro FL si vede il soggetto con casco nero, tuta bianca e blu, zaino viola visto in precedenza arrampicato su di un palo in Via Tolemaide all’angolo con Via Caffa.



La foto reperto 88C Olympia 122 [413] ritrae l’attimo immediatamente precedente lo sparo che ha ucciso Carlo GIULIANI.
Questi si trova dietro al DEFENDER e sta alzando l’estintore che tiene con entrambe le mani.
Davanti a lui, al centro del lunotto frantumato si nota la mano armata di pistola.
Il veicolo appare bloccato dalla presenza di un cassonetto di metallo grigio posto davanti al muso.
Sulla destra in primo piano si vede il soggetto con la giacca jeans, una maschera nera sulla bocca ed il palo di metallo in mano.
Davanti a lui, a fianco del DEFENDER c’è MM con il casco in testa, un fazzoletto sulla bocca, il viso rivolto indietro, la mano destra ancora sulla trave.
Accanto ai pantaloni scuri di questo imputato si vede la maglietta, evidentemente legata alla vita.
A causa della prospettiva dell’immagine, la distanza tra GIULIANI ed il DEFENDER appare breve, quasi egli fosse già a ridosso del veicolo.
Da altra immagine [414] che riprende la medesima scena dal fianco sinistro risulta una distanza di alcuni metri tra il giovane ed il veicolo (la pubblicazione la indica in circa m. 4).
Anche in questa foto si notano MM, a torso nudo, con il casco, la maglietta portata alla cintola e i pantaloni scuri e immediatamente alla sua destra FL con il berretto verde e il fazzoletto sul viso.
Le immagini relative a FL sono le seguenti.
I frame da 001 a 0010 del filmato reperto 164 148 [415] mostrano l’assalto ai due DEFENDER visto da Via Ilice (001).
I frame 004 e 005 ritraggono i manifestanti a stretto contatto con i due mezzi, così si vedono l’uomo con il casco scuro, la maglietta blu ed i pantaloni rossi, ed il giovane con la maglia rossa già notati nelle immagini del DVD della polizia Municipale.
Questi appaiono rivolgersi contro il DEFENDER che riesce ad allontanarsi e la cui parte posteriore si vede all’estrema sinistra dell’immagine.
Al centro si vede il DEFENDER bloccato e assalito da numerose persone anche con dei bastoni.
Poco a destra del tetto bianco del veicolo si nota un giovane con un berretto verde munito di visiera, si tratta di FL, che nel successivo frame 007 si trova ancora vicino al veicolo ed è visibile immediatamente a sinistra di un giovane che tiene in mano un tubo di ferro.
Dell’abbigliamento di FL si notano il berretto verde, il foulard chiaro che lo travisa, la felpa blu ed i pantaloni scuri.
Analoghe sono le immagini successive, la figura di FL si vede completamente nel frame 009.
Il filmato reperto 150 01 [416] ed i suoi frame contengono un’intervista rilasciata da un giovane manifestante all’emittente La7.
Vengono inquadrati solo i piedi del giovane che dice di essere di Pavia e dichiara di aver preso parte all’assalto al DEFENDER.
I frame 006 e 007 mostrano le scarpe scure e la risvolta dei jeans portati dall’intervistato.
Tanto l’origine del giovane quanto le caratteristiche dei pantaloni e delle scarpe corrispondono agli analoghi particolari di FL.
Per pantaloni e scarpe si vedano ad esempio la foto reperto 187- 0277 [417], la foto reperto 88DGuerri5h [418], i frame 0027 e 0028 del reperto 164 133 e la foto reperto “31 foto 13” [419].
Il filmato reperto 164 52 [420] mostra Piazza Alimonda in un momento successivo alla morte di Carlo GIULIANI.
I manifestanti stanno contestando le Forze dell’Ordine che hanno circoscritto la zona dell’omicidio ed in particolare il corpo della vittima.
A 00.05 si vede in primo piano FL non travisato, si notano la felpa blu con lo scudetto nella parte anteriore sinistra, il fazzoletto chiaro portato ora sotto al mento, i jeans, lo zaino con il particolare bianco nella cinghia di tracolla.
Poco dopo (00.19) il giovane si travisa con il fazzoletto ed il cappuccio della felpa, si nota il moschettone appeso al fianco destro (00.21).
A 01.32 dietro al cassonetto si vede FL di schiena con la felpa scura e la tracolla dello zaino munita di un particolare bianco, poco dopo l’imputato viene inquadrato sul davanti (01.35).
A 02.07 a destra si nota DAAF con la felpa grigia munita di scritte e di una cornice sulla parte alta delle spalle.
A 03.00 si vedono affiancati DAAF con la felpa grigia mentre applaude e alla sua sinistra FL con la felpa blu, il cappuccio alzato ed il viso scoperto che urla qualcosa.
DAAF viene ripreso nuovamente a 03.38 a sinistra di un cassonetto e a 04.36.
I frame 007 e 0011 del reperto 164 52 [421] mostrano FL davanti e a volto scoperto (007), si notano la felpa blu con lo stemma ed il fazzoletto grigio chiaro attorno al collo, quindi di spalle (0011) e in questa immagine si notano lo zaino con il particolare bianco sulla tracolla ed il moschettone appeso al fianco destro.
Il filmato reperto 44B [422] mostra DAAF (00.01) in primo piano sulla destra dietro al Carabiniere di schiena, quindi (a 00.14) a destra di DAAF compare FL travisato.
Le stesse immagini si apprezzano nei frame da 0033 a 0035 del medesimo reperto.
Il filmato reperto 44A [423] mostra una giacca da Carabiniere che brucia a terra in Piazza Alimonda.
A 00.15 si vede FL accucciato toccare la giacca, quindi una donna si accuccia e getta qualcosa nel fuoco.
Le stesse immagini sono contenute nei frame da 0026 a 0032 del medesimo reperto.
Il filmato reperto 44 [424] riprende Piazza Alimonda dopo la morte di Carlo GIULIANI, mentre le Forze dell’Ordine stanno circoscrivendo la zona.
A 00.24 di spalle dietro altri manifestanti si vede FL, riconoscibile per la felpa e lo zaino che lancia una pietra contro gli Agenti.
A 00.32 FL sta raccogliendo una trave di legno sulla strada, ma interviene un altro manifestante che gliela strappa di mano.
Le immagini mostrano il contingente di Polizia di Stato arretrare lungo Via Caffa verso Piazza Tommaseo.
Tra le persone che si contrappongono agli Agenti si nota ancora FL (02.15) travisato con il fazzoletto chiaro e il cappuccio.
I frame da 001 a 0025 del reperto 44 mettono in evidenza la condotta di FL che dapprima appare travisato in basso a sinistra (001 – 002), quindi si pone di fronte alle Forze dell’Ordine e lancia contro di loro un sasso (004 – 0011), quindi si china a prendere una trave di legno (0012 – 0018) fino a che qualcuno non gliela toglie di mano (0019).
Sul fianco destro si nota il moschettone (0018).
Quindi si vede ancora FL, travisato, all’incrocio tra Piazza Alimonda e Via Caffa durante l’arretramento degli Agenti.
Il filmato reperto 83 [425] mostra diversi manifestanti contestare i Carabinieri in Piazza Alimonda dopo la morte di GIULIANI.
Tra i primi si riconoscono FL, che appare travisato (da 00.42 in poi) e DAAF.
Dalla posizione in cui si trova FL viene lanciata verso i militari una giubba da Carabiniere, ad essa si avvicina un Carabiniere e si sente FL dirgli che “quella è la tua” riferito alla giubba.
Dietro FL si riconosce DAAF a volto scoperto e con la felpa che reca una scritta ben visibile sulla schiena.
I frame da 0013 a 0051 del reperto 83 mostrano FL travisato e con il cappuccio e dietro di lui DAAF a volto scoperto (0026).
Le foto reperto 100-2007_015 e reperto 100-2007_016 [426] mostrano FL a volto scoperto in Piazza Alimonda negli stessi momenti.
Le foto reperto 70H-OGH353DS e 70H-OGH34Y3S [427] mostrano Via Caffa nel tratto compreso tra Piazza Alimonda e Piazza Tommaseo, qui si vede ancora FL ritratto vicino ad un furgoncino APE, è travisato, si notano i particolari già visti.
Le immagini relative a DAAF lo ritraggono in Piazza Alimonda poco dopo l’uccisione di GIULIANI e sono costituite [428] dai frame del reperto 111.70 e dal reperto “foto 22”.
Anche DRF si trovava in quella Piazza e manifestava la propria protesta per il grave fatto di sangue appena accaduto.
Ciò viene documentato dai frame del reperto 181-11 Terra [429] che lo ritraggono dapprima in cima ai gradini della Chiesa di Piazza Alimonda (001 – 003) dai quali poi si allontanava inseguito da alcuni Agenti (004 – 009).
DRF in cima ai gradini della Chiesa si vede anche nella foto reperto 75-G8.100_Fuji-DSCF 0011 [430], dove compare sull’estrema sinistra.
Il filmato reperto 143 117 ed i relativi frame [431] contengono immagini relative a DPA e SN che attorno alle 17.15 si trovano in Via Pozzo, sopra la scalinata di Piazza Tommaseo (00.19, frame 003 - 006), mentre nella sottostante piazza si vedono reparti di Polizia.
In sovrimpressione è indicato l’orario delle 17.18.02.
Poco dopo alle ore 17.19.17 (giri 00.37) sul lato destro si vede PF che indossa la felpa scura con il disegno orizzontale ed ha la disponibilità di un casco arancione (meglio visibile alle 17.21.36, giri 01.52).
Il filmato reperto 143 42 ed i relativi frame [432] mostrano PF sulla scalinata di Piazza Tommaseo: a 00.02 (frame 001 e 002) è il secondo sulla sinistra travisato con la felpa nera munita sul davanti di un disegno orizzontale.
A 00.07 (frame 003) si nota il casco arancione appoggiato sulla balaustra della scalinata e a 01.22 (frame 005 – 0010) i particolari del disegno sulla felpa ripresa in primo piano.
Il filmato reperto 220 [433] ritrae dapprima le Forze dell’Ordine in Piazza Tommaseo, quindi (00.16) mostra TF insieme ad un gruppo di ragazzi.
L’imputato è il terzo da sinistra, indossa un fazzoletto scuro, sulla schiena ha lo zaino con gli spallacci blu, porta una maglietta nera, pantaloni grigi o verdi con grosse tasche laterali.
I ragazzi con i quali parla appaiono vestiti in modo analogo al suo (si vedano anche i frame 002 – 009).
Verso le 17.30 nella zona di Via Pozzo e Via Dassori vengono visti AC e VA in possesso della vespa chiara targata GE 253692 sottratta ad Eleonora ITOLLI (immagini del reperto 143 50, cfr. capitolo VII parte II paragrafo 51.3).

37.3 Per quanto riguarda l’uccisione di Carlo GIULIANI appaiono rilevanti anche le seguenti immagini [434].
La foto reperto 235 foto 85 ritrae Piazza Alimonda dall’alto e da mare verso monte, si tratta di immagine ripresa probabilmente dalla finestra di un edificio di Via Caffa nel tratto tra Piazza Alimonda e Piazza Tommaseo.
Sullo sfondo si vedono Via Tolemaide e il tratto a monte di Via Caffa dove si nota il contingente di Carabinieri seguito dalle due camionette.
Tra i militari a piedi e i manifestanti in Via Tolemaide si nota una barricata formata di cassonetti e di campane per la raccolta differenziata, se ne vedono almeno una verde ed una gialla.
In basso, quasi all’intersezione tra Piazza Alimonda ed il tratto a mare di Via Caffa si vede un cassonetto grigio posto in mezzo alla strada.
La foto reperto 235 foto 54, ripresa dalla medesima posizione della precedente, mostra un momento dell’arretramento del contingente.
Nella parte bassa della piazza, quasi all’intersezione con il tratto a mare di Via Caffa c’è un DEFENDER, visto sul fianco sinistro, con il muso cioè rivolto verso ponente.
Poco più verso mare si vede sempre il cassonetto grigio in mezzo alla strada.
In mezzo alla piazza si nota il contingente di Carabinieri a piedi che sta arretrando inseguito da numerosi manifestanti che si trovano ancora nel tratto a monte di Via Caffa.
In mezzo ai militari a piedi si nota il secondo DEFENDER, ancora con il muso rivolto verso monte.
La foto reperto 235 foto 53, ritratta dalla medesima angolatura delle precedenti, mostra un momento successivo rispetto alla foto 54.
Ora nella parte bassa della piazza si vedono i due DEFENDER presi d’assalto dai manifestanti.
I due veicoli sono visibili sul fianco sinistro, hanno cioè entrambi il muso verso ponente.
Uno dei due trova davanti a sé il cassonetto grigio già visto nelle immagini precedenti, l’altro ha la parte frontale rivolta e quasi a contatto del fianco del primo DEFENDER.
In questa immagine i manifestanti si vedono esclusivamente sul fianco destro dei due veicoli, appaiono in numero cospicuo e, evidentemente, stanno arrivando in questo momento dalla parte a monte di Via Caffa.
Sul lato sinistro dei due veicoli si vedono cinque Carabinieri: uno si trova quasi all’altezza del cassonetto che blocca il primo DEFENDER, altri due sono poco più indietro e si vedono all’altezza dell’attraversamento pedonale.
Più lontano dai due veicoli si vedono altri due militari, uno dei quali, munito di scudo e di manganello, sembra richiamare l’attenzione di qualcuno che si trova più verso mare e non viene inquadrato.
La foto reperto 65F_Olympia0124 mostra al centro il corpo di Carlo GIULIANI dietro la ruota posteriore sinistra del DEFENDER.
Il giovane è sdraiato sul fianco sinistro, sul viso c’è il passamontagna che appare insanguinato, indossa la canottiera bianca, mentre la felpa scura appare ancora attorno alla vita.
Dietro il cadavere si nota l’estintore, vicino al capo, a breve distanza dalla macchia di sangue sull’asfalto si vede un sasso bianco.
In primo piano a sinistra si sta allontanando il giovane con il casco bordeaux, la sciarpa, la maglietta rossa ed i pantaloni corti già visto, nella mano sinistra tiene un bastone o un tubo di metallo.
Sulla destra si allontana il giovane con la maglia rossa a maniche corte ed una borraccia a tracolla che tiene un sasso nella mano destra.
La foto reperto 65F_Olympia0128 mostra il cadavere disteso supino, visto da breve distanza e da posizione frontale.
Il giovane porta il passamontagna e la felpa appare ancora annodata in vita.
Alla sua destra c’è un manifestante vestito di chiaro, con indosso un casco bianco a scritte rosse, che tiene la mano sinistra del giovane, come per tastargli il polso.
Attorno al braccio destro di GIULIANI, all’altezza del gomito si nota un rotolo di nastro adesivo, mentre tra il braccio ed il corpo si vede un accendino bianco.
Più a sinistra ancora si nota l’estintore.
Sull’asfalto si notano abbondanti tracce di sangue attorno al corpo, più a destra uno scudo e sullo sfondo le gambe di due persone non in divisa.
La foto reperto 65F_Olympia0147 ritrae la medesima scena della foto 0128, vista però dalla destra del cadavere.
Il soccorritore con il casco bianco con le scritte rosse è visibile davanti e quindi in viso, ha la mano destra sul polso di GIULIANI come se provasse ad ascoltarne il battito cardiaco.
Il corpo mostra la felpa ancora annodata in vita, tra il braccio destro ed il fianco si notano l’accendino e una o due monete.
Un sasso di colore grigio si trova davanti al viso, in un punto dell’asfalto non ancora raggiunto dal sangue.
Il sanguinamento della ferita mortale, posta poco sotto l’occhio sinistro appare ancora in atto.
Intorno si vedono diversi manifestanti, la pavimentazione stradale presenta in diversi punti carte, sassi ed altri oggetti.
La foto reperto 65F_Olympia0132 mostra il cadavere visto dalla sua destra.
Egli ha il viso rivolto verso destra e la felpa non è annodata in vita ma gli copre il torace.
La gamba sinistra è alzata, come se qualcuno, che nell’immagine non si vede, lo stesse tirando per il piede.
Intorno al cadavere vi sono diversi manifestanti.
Nello spazio tra il braccio destro ed il corpo si vedono due oggetti bianchi: uno è l’accendino già notato, l’altro un sasso.
Sulla sinistra dell’immagine si nota ancora l’estintore.
Su questi momenti si veda il filmato reperto FRANCESCHINI a 14.29: il corpo viene ripreso dal lato destro, ha ancora il passamontagna indossato, intorno a lui vi sono dei manifestanti, sulla sinistra si nota l’estintore. Tra il braccio destro ed il corpo di GIULIANI si notano l’accendino bianco e un altro oggetto chiaro, forse un sasso. Il corpo viene tirato verso la destra dell’immagine per una gamba, poi gli viene preso e sollevato anche il braccio destro (14.32, si nota il sangue sulla parte superiore ed esterna della spalla), ora l’accendino si trova davanti al viso, al di sopra della spalla, a fianco dell’accendino si vede un sasso chiaro (14.33). Quindi il corpo viene abbandonato e i manifestanti si allontanano (14.37), nell’immagine si nota del fumo di lacrimogeni e poco dopo (14.48) si vede arrivare compatto un contingente di Agenti di PS.
La foto reperto 65F_Olympia0133 mostra il sopraggiungere di alcuni Agenti di PS vicino al cadavere (che viene inquadrato dalla sua destra).
A terra, al di là del corpo si vede il fumo di lacrimogeni, evidentemente usati dagli Agenti per far sgombrare quel luogo.
Gli Agenti avanzano proteggendosi con gli scudi.
Per quanto le loro figure e quella del cadavere appaiano vicine, sembra che ciò debba essere attribuito alla prospettiva e che tra le gambe degli Agenti, in primo piano, e il corpo di GIULIANI intercorra ancora uno spazio di qualche consistenza, forse almeno un metro.
In questa immagine non si vede più l’estintore, che nel precedente reperto si trovava a breve distanza dalla mano destra del giovane.
Il passamontagna appare ancora indossato e la felpa ancora posta sopra al suo torace.
Davanti al suo viso si notano degli oggetti bianchi, uno è un accendino, un secondo sembra un sasso.
A causa della posizione del braccio destro non vi è modo di vedere lo spazio tra questo ed il corpo, dove nelle immagini viste in precedenza si trovava l’accendino bianco.
Sul punto la difesa ha prodotto altre immagini.
La foto reperto 65F_Olympia 0126 [435] mostra il DEFENDER in fase di manovra, si nota il lunotto posteriore frantumato e nel suo riquadro si vede la mano armata di pistola.
Sotto al veicolo, vicino alla ruota anteriore sinistra si vedono le gambe di GIULIANI e l’estintore.
La foto reperto RE02220Xcarlo mostra in basso il cadavere dal lato sinistro, oltre il giovane si vede l’estintore.
Più avanti si vede da dietro il DEFENDER che si sta allontanando, si nota il lunotto frantumato e le mani di un passeggero.
Oltre il veicolo, quindi alla distanza di alcuni metri dal cadavere, si notano diversi Carabinieri a piedi.
La foto reperto Carlo1 [436] ritrae il cadavere supino visto da poco sopra la testa.
Per alcuni particolari l’immagine sembra corrispondere, anche se da diversa angolatura, a quella del reperto 65F_Olympia0147: corrispondono i particolari dell’abbigliamento, la felpa ancora annodata in vita, la presenza sulla sinistra del cadavere di una persona vestita di chiaro, la ferita ancora sanguinante sita poco sotto l’occhio sinistro.
Davanti al viso del giovane, poco sopra la spalla destra si nota il sasso di colore grigio, in un punto dove non è ancora giunta la macchia di sangue.
Da questa angolatura non si vedono oggetti bianchi.
La foto reperto AP01820Xcarlo mostra alcuni Agenti di Polizia e Carabinieri ormai giunti intorno al cadavere.
Si notano il fumo dei lacrimogeni e diversi oggetti per terra; in particolare davanti al viso e sopra la spalla destra si vedono due oggetti bianchi che sembrano rispettivamente l’accendino ed il sasso già visti in quella posizione nella foto reperto 65F_Olympia0133.
Diversi oggetti, tra cui l’accendino bianco, due monete, un sasso bianco parzialmente sporco di sangue si notano a fianco della testa del giovane e poco sopra la sua spalla destra nelle due foto reperto Image-14 e reperto Image-16.
Queste foto ritraggono il giovane ormai senza passamontagna e, sembra, in un momento successivo ai soccorsi dato che è stato spogliato della canottiera.
Sulla parte centrale della fronte del giovane, soprattutto nella foto reperto Image-15 si nota una ferita, in seguito descritta dal medico legale come lacerocontusa, di forma irregolare e stellata.
La foto Re_09 [437] mostra Agenti di Polizia e Carabinieri intorno al corpo di GIULIANI a terra.
Davanti al viso del giovane, poco sopra la spalla si vede un solo oggetto bianco di forma rettangolare, come l’accendino.
L’attenzione degli Agenti appare rivolta verso destra.
Nella foto Re_10 davanti al viso e poco sopra la spalla si vedono due diversi oggetti bianchi, uno di forma rettangolare e l’altro che potrebbe essere un sasso.
I due oggetti bianchi si notano anche nelle foto Re_14 e Re_20.
La foto reperto NEGATIVO COL [438] mostra invece il fianco destro del DEFENDER che risulta aver riportato la rottura anche del vetro posteriore destro.
Le foto reperto “placanica 01” e seguenti mostrano l’arrivo in ospedale del militare che sulla testa ha vistose macchie rosse.

38. I fatti di Piazza Alimonda, le deposizioni degli appartenenti alle Forze dell’Ordine.
I testi escussi a dibattimento hanno riferito come la CCIR “Eco”del Battaglione Sicilia era composta da quattro plotoni per un totale di duecento unità, per la maggior parte ausiliari, era dotata dei nuovi equipaggiamenti da OP, cioè il manganello TONFA, le tute ignifughe ed un nuovo tipo di casco, aveva svolto lo specifico addestramento a Velletri, in sede era comandata dal Tenente Nicola MIRANTE, affiancato in occasione dell’addestramento e poi del G8 dal Capitano Claudio CAPPELLO.
La Compagnia venne suddivisa in gruppi, uno dei quali, forte di cento militari e comandato da CAPPELLO, fu messo a disposizione del Vicequestore Dr. Adriano LAURO, sigla radio Gamma 103.
A fine mattina il contingente lasciò i propri veicoli a Brignole vicino allo STAR HOTEL e venne inviato a piedi verso la Foce dove, in Via Rimassa, incontrò un numero consistente di individui travisati e armati di bottiglie incendiarie che con una carica riuscì a disperdere.
Inseguendo queste persone i militari arrivarono a Piazzale M. L. KING, sul lungomare e le videro asserragliarsi dietro una cancellata nei pressi del Centro Conferenze del Genoa Social Forum.
Quando anche questa situazione fu risolta il contingente proseguì sul lungomare per un tratto verso levante, dove si fermò tra le 15.30 e le 16 per consumare un pasto frugale portato loro da due camionette Land Rover o DEFENDER.
I due veicoli provenivano dalla Cittadella delle Forze dell’Ordine alla Fiera, uno di essi era stato assegnato proprio a quella Compagnia, era guidato dal Carabiniere Filippo CAVATAIO e portava a bordo il Tenente MIRANTE, l’altro era a disposizione dell’ufficiale incaricato di coordinare l’organizzazione e la logistica dei diversi contingenti di Carabinieri impiegati a Genova, il Colonnello Giovanni TRUGLIO e su di esso prendevano posto tre Marescialli: PRIMAVERA, AMATORI, CIRASINO.
Terminata la breve pausa LAURO ricevette l’ordine di condurre il contingente in Corso Torino dove erano in atto violenti scontri.
Il contingente si mosse a piedi, fin qui seguito dai due DEFENDER (TRUGLIO) e una volta giunto a destinazione si unì ai Carabinieri del Battaglione Lombardia ed a Reparti Mobili della Polizia.
Videro un blindato dell’Arma ormai completamente bruciato e furono severamente impegnati da attacchi che provenivano da tutte le strade.
I manifestanti avevano spranghe, legni, aste di bandiera e lanciavano sassi, pezzi di metallo e bottiglie, i Carabinieri rispondevano con i lacrimogeni.
Il reparto di LAURO e CAPPELLO superò il blindato e si mosse verso levante, Piazza Tommaseo e Piazza Alimonda, i plotoni marciavano compatti, fianco a fianco, ma diminuivano di consistenza a causa dei numerosi feriti.
Procedendo lentamente e preoccupandosi di rendere sicure anche le strade laterali i Carabinieri raggiunsero Piazza Alimonda che riuscirono a sgombrare dai manifestanti, ottenendo così un breve momento di relativa calma (MIRANTE, CAPPELLO), documentato anche da alcune immagini [439].
LAURO ha identificato il luogo della breve pausa in Via Ilice, una piccola traversa della parte più verso mare di Piazza Alimonda, vicino alla Chiesa.
Qui il contingente venne raggiunto dai due DEFENDER che lo seguivano a distanza (la telecamera SAVONAROLA mostra i due veicoli mentre si inoltrano in Via D’Invrea alle ore 16.38.05, TRUGLIO ha riferito il proprio arrivo in Piazza Alimonda ad un momento tra le 16.30 e le 17).
In questa occasione TRUGLIO, LAURO e CAPPELLO verificarono le condizioni dei militari ancora abili al servizio, quantificati in circa settanta.
Il contingente aveva terminato i lacrimogeni e i veicoli con le riserve erano rimasti in Corso Buenos Aires (CAPPELLO).
Sul veicolo della Compagnia “Eco” condotto da CAVATAIO presero posto due militari feriti, o comunque inabili al servizio: Dario RAFFONE e Mario PLACANICA, che dovevano essere accompagnati in ospedale.
RAFFONE ha ricordato di essere stato colpito da lanci di pietre e bottiglie alla spalla, al braccio e altrove (il C.T. medico legale del P.M. ha, tra l’altro, riscontrato su questo teste dei traumatismi contusivi multipli ed ecchimosi alle braccia).
Quindi nel primo pomeriggio si sentì male per effetto dei lacrimogeni e in Piazza Alimonda il Sotto Tenente ZAPPIA lo autorizzò a salire sul DEFENDER.
Sul veicolo, oltre all’autista vi era già PLACANICA.
Quest’ultimo era uno dei lanciatori di lacrimogeni, durante il mattino ne aveva però lanciato uno solo, poi aveva dovuto cedere il fucile al Capitano CAPPELLO e si era limitato ad aprire i candelotti che dovevano essere lanciati.
Durante questa attività era rimasto intossicato dal gas - in modo molto espressivo ha ricordato di essere rimasto “allucinato” dai gas - e, non essendo più ritenuto idoneo al servizio, era stato fatto salire sul veicolo in Via D’Invrea.
CAVATAIO, RAFFONE e PLACANICA erano Carabinieri ausiliari, cioè militari di leva.
Tanto MIRANTE quanto CAPPELLO hanno sottolineato come il contesto al quale andavano incontro creava tensione e tristezza, negozi e banche sventrati, sassi divelti dai marciapiedi, auto e cassonetti incendiati o usati come barricate, dovunque c’erano scontri e confusione.
CAPPELLO ha ricordato come davanti a ciò si convinse che la voce di possibili disordini per il giorno 20 era fondata e ritenne che chi gli stava davanti aveva intenzioni offensive.
Intervenuti nel cuore degli scontri questi testi non erano in grado né di accertarne cause e dinamiche, né di distinguere le responsabilità delle persone con le quali si confrontavano.

38.1 Terminato il breve momento di riposo LAURO decise di condurre il contingente verso la zona di Brignole, dove fin dal mattino erano rimasti i veicoli della Compagnia.
Dal canto loro TRUGLIO ed i due DEFENDER ripartirono alla volta di Corso Torino.
A quanto ZAPPIA sapeva, i due veicoli dovevano raggiungere il luogo dove si trovavano i blindati della Compagnia e lasciare i feriti, quindi CAVATAIO doveva ritornare conducendo con sé gli OM55.
Al momento di muoversi a piedi verso Via D’Invrea e Brignole però i militari videro tornare i due DEFENDER con il Colonnello TRUGLIO.
Questi ha ricordato di essersi accorto dei movimenti di manifestanti dall’apparenza molto aggressiva su Via Tolemaide e nelle strade vicine appena partito da Piazza Alimonda.
Temendo di poter rimanere isolato e divenire così una facile preda, aveva deciso di tornare in Piazza Alimonda e di avvertire i responsabili del contingente.
LAURO, CAPPELLO e MIRANTE si accorsero così di un cospicuo gruppo di manifestanti che in Via Tolemaide si muoveva velocemente verso ponente lanciando oggetti e spingendo dei cassonetti [440] e di altri, stimati in alcune centinaia, che con modalità analoghe anche se più lentamente avanzavano verso il contingente.
Si trattava di persone incappucciate, armate di bastoni e con atteggiamento fortemente aggressivo.
LAURO ha dichiarato che, data la stanchezza, avrebbe preferito ritirarsi, in lui prevalse però il senso del dovere e la considerazione che allontanandosi il contingente sarebbe stato esposto ad attacchi alle spalle da parte di quei manifestanti.
Cercò di segnalare la propria situazione via radio ma, data l’estrema confusione, non venne ascoltato.
Decise allora di far avanzare il contingente su Via Caffa e Via Tolemaide per contenere i manifestanti e bloccare ogni loro possibile iniziativa, certamente foriera di disordini.
Si consultò con CAPPELLO, chiedendogli se i suoi uomini fossero in grado di affrontare i manifestanti e, avuta una risposta positiva e molto determinata, ordinò l’avanzata sulla parte a monte di Via Caffa.
Sul punto CAPPELLO ha tenuto a precisare di avere al contrario espresso le proprie perplessità al funzionario dovute alla stanchezza, all’evidente riduzione del numero degli effettivi, che riteneva non superiore alle cinquanta unità, alla mancanza di mezzi blindati muniti di grate idonee a bloccare la strada ed al venir meno delle scorte di lacrimogeni, l’ordine però era stato ugualmente impartito e, rinserrate le fila, quel che rimaneva della Compagnia “Eco” era avanzato.
CAPPELLO ha individuato una ragione plausibile della manovra nella presenza di un contingente di Polizia [441] nel tratto di Via Caffa sfociante in Piazza Tommaseo, l’allontanamento dei Carabinieri da Piazza Alimonda avrebbe lasciato le spalle di questo reparto scoperte ad attacchi provenienti da Via Tolemaide, però la forza del suo contingente era così ridotta da non rendere sicura la decisività dell’intervento richiesto.
I militari a piedi vennero seguiti dai due DEFENDER che procedevano incolonnati.
LAURO ha escluso di aver impartito quest’ordine, pensava che i due veicoli si fossero nuovamente allontanati insieme a TRUGLIO e, trovandosi nella parte avanzata dello schieramento, non si era neppure accorto che essi invece seguivano il contingente.
Richiesto di chiarire il punto, LAURO ha spiegato di ritenere il DEFENDER un mezzo inadatto a prendere parte ad operazioni di OP che comportino un possibile contatto diretto con i manifestanti a causa delle sue piccole dimensioni e del fatto di non essere blindato.
Esso quindi non potrebbe servire come scudo per il personale a piedi [442] e la sua presenza si risolverebbe sostanzialmente in un intralcio, anche molto pericoloso in caso di veloce ritirata dei militari a piedi, così come era tra l’altro avvenuto nel caso di specie.
CAPPELLO ha confermato che il DEFENDER non è un mezzo idoneo al servizio di OP, non è un mezzo di supporto, può al contrario rappresentare un obbiettivo da dover difendere.
Anch’egli era convinto che i due veicoli si fossero allontanati da Piazza Alimonda e durante l’avanzata in Via Caffa non li vide perché si era posto avanti, a ridosso della prima fila dei suoi militari, altrimenti li avrebbe fatti allontanare.
Pertanto si sorprese quando, dopo la morte di GIULIANI, venne a sapere che invece i DEFENDER erano rimasti sul posto.
MIRANTE non sapeva dire se qualcuno avesse impartito ai veicoli l’ordine di seguire il reparto a piedi, riteneva comunque prudente che nessuno, neppure i veicoli, rimanesse isolato per non divenire oggetto di attacco.
Per ZAPPIA che i due DEFENDER seguissero il contingente a piedi era stato determinato da un caso fortuito, senza che in proposito fossero state impartite disposizioni particolari, durante l’avanzata non li aveva neppure notati.
Aggiungeva che quel giorno CAVATAIO, conducente di uno dei DEFENDER, faceva parte della squadra di riserva ed era l’autista di MIRANTE.
A sua volta CAVATAIO, autista del veicolo targato CC AE 217, ha spiegato come verso le 12.30 quando ancora si trovava alla Fiera era stato chiamato dal suo superiore diretto, un Tenente di cui non ricordava il nome, che gli aveva ordinato di chiudere la fila del plotone a piedi.
Questa disposizione durante la giornata non era stata più cambiata e al momento di scendere dal veicolo il Tenente gli aveva detto di seguirlo perché gli avrebbe dato gli ordini man mano.
Il veicolo non si muoveva da solo ma seguiva il plotone passo passo, e quando poi vennero fatti salire PLACANICA e RAFFONE, intossicati dai gas, nessuno diede all’autista disposizioni su dove portarli.
Da quel momento in avanti CAVATAIO non ebbe più alcun rapporto con i superiori e pertanto continuò a seguire il plotone, contando di far visitare i due colleghi al primo posto di soccorso che avrebbero incontrato.
Una volta tornato in Piazza Alimonda, TRUGLIO era sceso dal proprio veicolo [443], aveva avvertito LAURO e CAPPELLO e visto il contingente muoversi verso Via Caffa.
Non comprendeva cosa stessero facendo i militari a piedi, non era stato informato della decisione di avanzare verso i manifestanti, poi però aveva visto i due DEFENDER accodarsi al reparto ed entrare in Via Caffa.
La situazione poteva non essere esente da rischi, per questo motivo aveva voluto vedere cosa succedeva ed era rimasto.
Aggiungeva che da procedura operativa standard, in mancanza di ordine diverso, i conduttori dei veicoli si accodano “naturalmente” al proprio reparto.
Il contingente, ridotto ormai a 60/70 (MIRANTE) o a sole 50 unità (CAPPELLO), era avanzato su Via Caffa verso Via Tolemaide.
Data l’estrema vicinanza con i manifestanti LAURO decise di non far lanciare lacrimogeni, sperando nel contempo che la sola avanzata li avrebbe indotti a fuggire.
I militari non erano però stati in grado di venire a contatto diretto con quelle persone a causa della vivace, violenta reazione di queste e della presenza in mezzo alla strada di una barricata fatta di cassonetti e di campane per la raccolta differenziata.
Vedendo i militari avvicinarsi, infatti, i manifestanti non solo non erano fuggiti ma avevano iniziato i lanci che nel giro di pochi attimi erano divenuti sempre più intensi, avevano quindi spinto in avanti la barricata e poi in numero consistente l’avevano superata partendo all’attacco del contingente.
Gli avvenimenti erano così precipitati.
LAURO e gli ufficiali dell’Arma non riuscirono a tenere compatto il reparto che mancava ormai di lacrimogeni, unico strumento idoneo a tenere a distanza queste persone, egli ha dovuto ammettere che a questo fine aveva dovuto perfino raccogliere e lanciare un sasso.
Dato il considerevole numero degli assalitori, la violenza dell’attacco ed il concreto rischio di venire attaccati anche dalle strade laterali i Carabinieri rinunciarono a resistere, ruppero lo schieramento, si voltarono e si ritirarono di corsa.
LAURO ha definito questa ritirata una vera e propria fuga.
ZAPPIA ha riferito come il reparto si sgretolò ritirandosi e corse all’indietro fino a Via Ilice sotto i lanci dei manifestanti, egli dovette trascinarsi dietro un militare sotto shock.
TRUGLIO udì il rumore fragoroso, impressionante del violento schianto contro gli scudi del contingente, si trattava di una vera onda d’urto di fronte alla quale i militari persero lucidità e dovettero arretrare in maniera precipitosa.
CAPPELLO ha dovuto ammettere che, dopo un primo momento in cui l’arretramento poteva definirsi “composto”, esso poi divenne “scomposto” e veloce tanto che, quando lui e i quattro o cinque rimastigli vicino decisero di ritirarsi, il resto del contingente li aveva già distanziati di quindici metri e se anche loro non si fossero allontanati velocemente avrebbero probabilmente fatto la fine dei due DEFENDER.
L’arretramento infatti coinvolse anche i due DEFENDER, entrati in Via Caffa al seguito del contingente, ma mentre il personale a piedi poteva muoversi liberamente, i veicoli dovettero procedere in retromarcia fino al centro di Piazza Alimonda dove cercarono di girarsi.
Nella loro fuga i Carabinieri a piedi raggiunsero e superarono i due mezzi militari, rifugiandosi nelle strade immediatamente a mare di Piazza Alimonda e lasciando i due veicoli isolati in balia degli assalitori che avanzavano di corsa.
MIRANTE ha indicato in alcune migliaia il numero degli aggressori, LAURO ne ha ridimensionato il numero ad alcune centinaia.
Durante l’arretramento né MIRANTE né CAPPELLO o ZAPPIA ebbero modo di accorgersi delle manovre dei due DEFENDER.
I momenti furono così brevi e concitati, le sollecitazioni visive e uditive così molteplici da non consentire ai testi di osservare tutto ciò che accadeva intorno.
Diversamente CAPPELLO avrebbe cercato di difendere i veicoli ed il loro personale.
LAURO ha ricordato come il grosso dei Carabinieri aveva già raggiunto le posizioni del Reparto Mobile di Milano, impegnato a sua volta tra Via Caffa e Piazza Tommaseo da altri manifestanti, quando egli decise di riorganizzarsi in quel punto in modo da poter opporre un fronte compatto alla massa di dimostranti che li inseguiva.
In quel frangente vide di sfuggita un DEFENDER che faceva manovra sulla piazza, ma era troppo impegnato a cercare di riorganizzare i militari per soffermarsi sul veicolo.
In quel momento non vi era ancora il corpo del ragazzo a terra.

38.2 L’aggressione ai DEFENDER durò brevi ma intensi momenti.
CAVATAIO, come si è visto autista di uno dei due veicoli, ha dichiarato che era da poco entrato in una strada adiacente a Piazza Alimonda quando i manifestanti iniziarono una violenta sassaiola, il mezzo pertanto aveva dovuto ritirarsi in retromarcia perché le pietre sfasciavano tutto ed arrivavano anche all’interno dell’abitacolo.
Arrivato sulla piazza l’autista cercò di girare il DEFENDER, facendo attenzione a non investire i colleghi che scappavano a piedi, ma il veicolo finì con il muso contro un cassonetto rovesciato.
Innestò allora la retromarcia ma non poté muoversi perché dietro vi era il secondo DEFENDER, che prima non aveva notato [444].
CAVATAIO provò più volte a spingere via il cassonetto che gli stava davanti per liberarsi una via di fuga, ma invano, il motore si spense.
La maschera antigas che portava gli consentiva una visione solo parziale, il veicolo veniva continuamente fatto oggetto del lancio di sassi, c’erano botte dappertutto, i manifestanti erano attaccati al DEFENDER, sui sedili posteriori i colleghi gridavano, il panico saliva.
Il giovane cercò più volte di riavviare il motore, sentiva che qualcosa veniva rotto però non pensava ai danni, il suo unico pensiero era di andarsene da lì al più presto perché aveva paura di morire.
Finalmente riuscì a riaccendere il motore, fece retromarcia, avvertì un sobbalzo della ruota sinistra e andò via.
Attribuì il sobbalzo al superamento di un cassonetto rovesciato, non parlò con i colleghi, non udì colpi di arma da fuoco, né tanto meno si accorse della morte di un manifestante.
Giunto poco lontano dalla piazza si fermò e scese per togliersi la maschera e respirare, solo in quel momento si accorse che PLACANICA sanguinava dalla testa, mentre RAFFONE aveva ricevuto un colpo allo zigomo.
Quindi sopraggiunse un Maresciallo al quale CAVATAIO cedette la guida non sentendosi più di guidare.
Il Maresciallo condusse il DEFENDER ed i suoi occupanti al Comando e poi in ospedale.
CAVATAIO riportò uno stato di stress post traumatico giudicato guaribile in trenta giorni.
Pochi istanti dopo essere salito sul Land Rover che doveva condurlo al Pronto Soccorso, RAFFONE vide che il plotone a piedi sbandava a causa dell’attacco portato contro di esso da un numero elevato di persone che lanciavano corpi contundenti.
I due DEFENDER cercarono di liberarsi da quella situazione ma la manovra riuscì solo all’altro veicolo, mentre quello su cui si trovava il teste rimase bloccato.
I lanci si intensificarono, le persone attaccarono il veicolo i cui vetri andarono in frantumi, RAFFONE venne colpito e cominciò a perdere sangue dal viso, la gente urlava, parevano in molti, c’era grande rumore.
Mentre il teste cercava di proteggersi il volto, rannicchiato sul pavimento, PLACANICA gli si gettò addosso per coprirsi dai lanci.
RAFFONE non vedeva cosa accadeva fuori, gli bruciavano gli occhi e si copriva il volto con le braccia, non sapeva come fosse voltato PLACANICA che sentiva solamente urlare “finitela, andate via”.
Poi il teste udì due colpi di arma da fuoco e subito dopo sentì che il veicolo si muoveva mentre attorno la gente non gridava né lanciava più.
Solo in seguito, al Pronto Soccorso parlò dell’accaduto con i colleghi e vide i filmati alla TV.
Precisava di non aver visto esplodere i colpi, ma di averne solo sentito il rumore.
Sulla persona di RAFFONE il CT medico legale del P.M. ha rilevato, oltre ai traumatismi contusivi multipli ed alle ecchimosi alle braccia di cui si è già detto, un trauma al volto con escoriazione (dove riferiva di essere stato colpito da alcune pietre) ed una contusione escoriata alla scapola destra.
Quest’ultima aveva una forma ad angolo retto e, per le dimensioni e la morfologia appariva compatibile con il colpo inferto da una tavola o comunque da un oggetto munito di spigolo vivo, ad angolo retto, le dimensioni della lesione erano di cm. 4x2.
Le lesioni avevano provocato una malattia guarita entro i venti giorni, che non aveva avuto postumi penalmente rilevanti né cagionato un pericolo per la vita del teste.
PLACANICA ha dichiarato di non aver compreso il motivo per cui il veicolo sul quale era salito invece di accompagnarlo all’ospedale avesse seguito il contingente a piedi.
Quel giorno vide i due DEFENDER muoversi sempre insieme e ancora insieme entrare in Via Caffa dietro i plotoni.
Egli sedeva nella parte posteriore del veicolo, con le spalle rivolte a quelle dell’autista ed il viso verso il vetro posteriore.
Ricordava che ad un certo momento i militari a piedi erano arretrati e, scappando verso mare, avevano superato i due veicoli.
Da quel momento la sua vista si era offuscata, sfocata, riusciva a vedere solo dentro l’abitacolo, non vide i no global perché era “allucinato dai gas” e fuori c’era parecchia confusione.
Sentì però il rumore e percepì che il mezzo era sotto attacco da parte di molte persone.
Date le grida che sentiva pensava che gli aggressori potessero essere circa quaranta, ma non li poteva contare.
Il DEFENDER fece retromarcia sino a Piazza Alimonda, poi si incagliò contro un cassonetto e il motore si spense, contro di esso vennero lanciati oggetti e pietre, il vetro posteriore e quello laterale destro vennero sfondati a sprangate o a colpi di pietra.
PLACANICA venne colpito per due volte alla testa da un oggetto pesante che gli provocò una ferita sanguinante.
Furono colpi secchi, come se qualcuno li avesse appoggiati, erano inferti da un oggetto pesante.
Durante le indagini preliminari PLACANICA aveva ipotizzato che l’oggetto fosse una pietra non lanciata anche perché sul pavimento del mezzo aveva visto una pietra sporca di sangue.
A dibattimento però, esaminando la foto reperto 88C Olympia 121, affermava di ritenere possibile che il colpo alla testa gli fosse stato inferto dalla trave di MM, perché egli si trovava seduto dietro il posto di guida ed aveva la testa sotto al vetro che l’imputato sfondò con la trave.
La pietra che vide poteva essere stata macchiata dal sangue che colava dalla ferita, così come era accaduto a CAVATAIO.
Anche RAFFONE era stato colpito al viso ed alla schiena.
I lanci non smettevano, gli occupanti del veicolo erano rimasti soli e indifesi, in balia degli aggressori, un pesante oggetto metallico, l’estintore, colpì PLACANICA alla gamba e poi cadde fuori dalla camionetta.
Allora si impaurì, temeva di essere linciato o che qualcuno potesse gettare una Molotov all’interno del DEFENDER o ancora prendere loro le armi.
Decise così di estrarre la pistola, gridò più volte “andatevene o sparo! andatevene o vi ammazzo!”, poi tolse la sicura e sparò due colpi in aria verso il finestrino, il secondo quasi di riflesso dato che l’arma era automatica.
Al momento di sparare PLACANICA era sdraiato e teneva i piedi verso lo sportello posteriore del veicolo.
Aveva preso RAFFONE davanti e sopra di sé e perciò non vedeva la propria mano con la pistola e non sapeva precisare se la stessa si trovasse all’interno oppure all’esterno dell’abitacolo.
Non vide dove sparava, ma aveva la mano tesa verso l’alto, quindi sparava in aria.
Davanti non vedeva nessuno e non si rese conto di avere colpito un manifestante.
Dopo i colpi di pistola gli aggressori non si fermarono, però il DEFNDER si mosse, l’autista non si accorse dei colpi esplosi né del ragazzo a terra e neppure che gli stava passando sopra con le ruote.
Il veicolo si allontanò e poco dopo salirono due colleghi AMADORI che si mise alla guida e RANDO.
In quel momento PLACANICA consegnò la propria pistola, era infatti in stato di shock perché aveva sparato, gridava di portarlo dalla madre.
Venne accompagnato in ospedale, dove gli venne suturata la profonda ferita alla testa, mentre la ferita al ginocchio provocata dall’estintore lo costrinse a zoppicare per un mese.
Il CT medico legale del P.M. ha riscontrato su Mario PLACANICA traumatismi contusivi multipli, una ferita lacerocontusa al vertice del capo, ecchimosi all’arto superiore destro, un trauma alla gamba destra con contusione ecchimotica, generanti uno stato di malattia i cui effetti si erano esauriti entro venti giorni, senza postumi penalmente rilevanti, né pericolo di vita.
Le lesioni erano ascrivibili a meccanismi contusivi, quella al capo poteva essere compatibile con il colpo dato da una pietra, il soggetto disse di essere stato colpito anche da altri mezzi contundenti come una tavola ma non ricordava con precisione.
Alla gamba destra si era sviluppato un edema post contusivo.
Il Colonnello TRUGLIO ha ricordato come i due veicoli riuscirono ad arretrare in retromarcia fino a raggiungere il quadrante inferiore di Piazza Alimonda, venendo superati dal personale a piedi che si dirigeva verso Piazza Tommaseo.
Il teste e il Maresciallo AMADORI rimasero i più avanzati ed anche i più vicini ai veicoli, dai quali li separava solo una distanza tra i 10 ed i 30 metri.
TRUGLIO ha riconosciuto se stesso nel militare voltato a richiamare gli altri ritratto nella foto 70H29 OGGTX5ZT che lo mostra all’imbocco del tratto inferiore di Via Caffa, all’altezza dell’attraversamento pedonale, quindi ad una distanza di alcuni metri dal DEFENDER.



I due cercavano di richiamare il contingente a piedi e venivano bersagliati dai manifestanti con una gragnola di sassi che li colpivano sul casco, sul corpo, sugli arti.
TRUGLIO vide i veicoli cercare di invertire la marcia ma trovare difficoltà perché venivano aggrediti da diverse decine di manifestanti.
Un veicolo in particolare rimase bloccato da un cassonetto e gli si spense il motore, allora venne assalito.
Fu un assalto violentissimo, furibondo: un manifestante sfondava i vetri con una tavola, un altro salì in piedi sul cofano da dove incitava gli altri che colpivano il mezzo sistematicamente, con determinata e precisa ferocia cercando di distruggerlo e di ferirne gli occupanti.
L’attacco era portato con spranghe, bastoni, pietre, dava l’idea di un linciaggio, TRUGLIO ed AMADORI da soli non si sentirono di intervenire, per questo chiamavano con ampi gesti i rinforzi.
Uno dei DEFENDER riuscì a sganciarsi e innestò la sirena, gli aggressori però non desistettero dall’attaccare l’altro.
La trave in particolare entrava ripetutamente nell’abitacolo cercando la testa degli occupanti.
L’uomo con la trave si trovava sul fianco del veicolo opposto a quello più vicino al teste.
TRUGLIO non si accorse che un Carabiniere aveva sparato, non udì i colpi né vide la pistola, intorno vi era un grande frastuono dovuto ai colpi di mazza, ai vetri sfondati, alle urla, ai rumori dei lacrimogeni.
Inoltre per mettere la maschera antigas il teste aveva dovuto togliere gli occhiali, che (con lenti da 1 diottria) correggevano una lieve miopia.
Vedeva bene ciò che ha descritto, ma le grate ed il riflesso del sole gli rendevano difficile osservare l’interno dei veicoli.
Ad un certo momento però vide un manifestante cadere a terra e poco dopo, girandosi nuovamente verso la scena, lo vide sotto alle ruote del veicolo che, liberatosi dal cassonetto, riusciva ad allontanarsi.
In quel momento TRUGLIO non fece nulla, perché l’attacco continuava anche con lanci contro di lui e attese il ritorno del contingente.
Il teste Maurizio FIORILLO dirigeva cinquanta Agenti del Reparto Mobile di Milano insieme ai quali chiudeva lo sbocco di Via Caffa in Piazza Tommaseo.
Il suo contingente venne reiteratamente assalito dai manifestanti che lanciavano oggetti contundenti e bombe Molotov.
Dopo circa un’ora di questi attacchi, il teste si accorse che il reparto di Carabinieri posto alle sue spalle su Piazza Alimonda si allontanava velocemente sotto l’attacco di una massa enorme di manifestanti.
Per proteggersi le spalle FIORILLO spostò una parte dei suoi uomini all’incrocio con Piazza Alimonda e vide due Land Rover dei Carabinieri rimaste isolati, una riusciva ad allontanarsi, mentre la seconda rimaneva bloccata da un cassonetto e veniva aggredita da tutte le parti.
Vide l’assalto da lontano, qualcuno tentava di sfondare i vetri del veicolo con una trave, qualcun altro lanciava un estintore, forse c’era una persona sul tetto, il veicolo era accerchiato, alcune persone erano più vicine, altre – una marea – si trovavano intorno.

38.3 Nel tratto a mare di Via Caffa i Carabinieri riuscirono a riorganizzarsi e, insieme al contingente di Polizia, ritornarono verso Piazza Alimonda facendo allontanare quei pochi manifestanti che in preda ad un evidente stato di shock ancora si trattenevano vicino al cadavere di GIULIANI.
Intorno ad esso le Forze dell’Ordine disposero un cordone di sicurezza, vennero chiamati rinforzi ed un’ambulanza, intervennero poi gli specialisti per i rilievi ed il magistrato di turno.
LAURO ha ricordato che solo al momento di girarsi per ritornare in Piazza Alimonda, ad una distanza di circa 50/70 metri aveva notato a terra il corpo di un giovane che perdeva sangue dalla testa.
In quel momento per lui tutto il resto passò in secondo piano, voleva soltanto prestargli soccorso, percorse a passo lento la distanza che lo separava da quel ragazzo, era sotto shock.
Pur non toccando il corpo si accorse che non poteva salvarsi, chiamò in Questura spiegando che c’era una persona gravemente ferita e bisognava soccorrerla [445].
Nel frattempo si avvicinò una ragazza della CROCE ROSSA che tolse il passamontagna nero indossato dal giovane e cercò di praticargli un massaggio cardiaco.
La ragazza chiese anche se poteva coprirlo con un giacchetto.
Parlando per telefono con i superiori LAURO spiegò dapprima che probabilmente il ragazzo era morto per il colpo di un sasso alla testa, questo perché poco prima volavano molti sassi e il ragazzo aveva una ferita sanguinante alla testa.
Vicino al corpo il teste vide un sasso (dimensioni circa cm. 10, 12 o 13) e sporco di sangue, era simile al marmo, tagliente ed appuntito e LAURO pensò che potesse essere la causa della ferita e lo spiegò ai superiori al telefono.
Egli ha creduto di riconoscere il sasso in alcune delle immagini mostrategli dalla difesa (si tratta del sasso bianco vicino alla testa ad esempio delle foto reperto Re_10, Re_14 e Re_20), nonché nel reperto 34852 in sequestro, non ha saputo spiegare perché in alcune di esse non si veda, ha aggiunto di non averlo spostato.
Mentre il teste e l’infermiera cercavano di soccorrere il ragazzo si avvicinò un manifestante vestito di arancione e con il casco che gli gridava “assassino”.
LAURO gli corse dietro gridando a sua volta che il ragazzo era stato ucciso da lui, il manifestante, con il suo sasso.
Quindi fece circondare la zona perché si stavano avvicinando i manifestanti e voleva evitare ulteriori problemi.
Poco dopo sul posto arrivarono un medico ed un’ambulanza e durante questi soccorsi un Agente riferì a LAURO che un giornalista aveva raccolto un bossolo.
Questi disse di essere di REPUBBLICA, mostrò il bossolo sostenendo di averlo rinvenuto a qualche metro dal cadavere.
A quel punto LAURO esaminò la ferita, comprese che poteva essere stata causata da un colpo d’arma da fuoco e lo comunicò alla Questura.
Al momento di arrivare in Piazza Alimonda FIORILLO si accorse che il fuoristrada attaccato si era ormai allontanato e vide a terra un giovane con indosso un passamontagna nero e apparentemente privo di vita.
Nelle vicinanze vide anche un estintore ed un asse di legno.
In seguito intervenne personale del 118 che tentò di rianimare il giovane e si accorse della ferita da arma da fuoco.
I Carabinieri misero un cordone intorno al corpo.
Solo una volta giunto tra Via Ilice e Via Teodosia ZAPPIA si voltò e vide, da circa 30 metri, i due DEFENDER che si muovevano e una persona rimasta sotto uno di essi.
Il teste non aveva assistito alle precedenti fasi dall’assalto al veicolo e dati i forti rumori non aveva neppure riconosciuto i colpi di pistola, solo in quel momento vide la camionetta passare sopra al corpo e poi allontanarsi.
La scena allora si è come “congelata”.
Carabinieri ed Agenti di Polizia ritornarono in piazza e cinturarono il luogo dove si trovava il corpo, mentre i manifestanti si erano ritirati sugli scalini della Chiesa.
CAPPELLO e MIRANTE hanno dichiarato che fu TRUGLIO il primo ad informarli della presenza di un manifestante a terra, che credeva fosse stato investito da un DEFENDER.
Insieme a LAURO, CAPPELLO si avvicinò al corpo che sul volto aveva un passamontagna ed una vistosa macchia di sangue.
Poco prima in Via Caffa lo stesso teste aveva già notato un giovane con il passamontagna ed il nastro di scotch sul braccio che lanciava pietre contro i militari, poteva forse trattarsi della medesima persona [446].
Dopo che un’infermiera ne ebbe scoperto il volto, CAPPELLO notò la ferita a forma di stella sulla fronte di GIULIANI e pensò che fosse stato colpito da una pietra e poi travolto dal veicolo.
Nei pressi del corpo ricordava la presenza di un oggetto contundente, forse una pietra o un pezzo di marciapiede.
L’infermiera però disse che probabilmente era già morto e non riteneva che un sasso ne fosse la causa.
Quindi un medico aveva confermato la presenza di un foro sotto l’occhio e CAPPELLO aveva ipotizzato una causa di morte diversa da quanto ritenuto in precedenza.
Dopo aver visto il DEFENDER passare sopra al corpo di GIULIANI ed allontanarsi, TRUGLIO vide il contingente a piedi ritornare sul posto ed allontanarne qualche manifestante.
Vi era molta confusione ed egli voleva accertare quale dei due veicoli fosse stato coinvolto nell’investimento.
Il suo autista, Maresciallo PRIMAVERA, incontrato poco dopo gli parve molto stupito della domanda e negò.
Allora TRUGLIO comunicò a CAPPELLO che probabilmente il suo veicolo aveva travolto il ragazzo.
Era convinto che questi fosse stato ucciso dal veicolo e lo comunicò anche alla Sala Operativa.
Non si avvicinò al ragazzo, c’era già il cordone e arrivarono prima un’infermiera, poi anche altri sanitari che cercarono di prestare soccorso.
Questi indicarono una ferita d’arma da fuoco sul volto come probabile causa di morte e, poco dopo, in una nuova comunicazione TRUGLIO ne parlò al Generale DESIDERI.

38.4 Il CT medico legale del P.M., Dr. Marco SALVI svolse una prima ricognizione sul cadavere di Carlo GIULIANI la sera del 20 luglio, quindi insieme al collega Prof. CANALE eseguì il giorno successivo l’esame autoptico.
L’autopsia constatava in regione frontale mediana la presenza di una ferita lacerocontusa di forma irregolare e stellata.
Si trattava di ferita sanguinante nell’immediatezza, data la regione particolarmente irrorata e la profondità della lacerazione.
Questo traumatismo non pareva riconducibile ad un mezzo specifico, poteva essere stato determinato da un colpo inferto con una pietra o con altro meccanismo traumatizzante.
Le chiare caratteristiche vitali inducevano il CT a ritenere che la ferita fosse stata prodotta quando la vittima era ancora in vita, prima cioè dello sparo di PLACANICA.
Se essa fosse stata invece prodotta a soggetto già morto avrebbe avuto un diverso aspetto morfologico ed altre caratteristiche, non avrebbe sanguinato, perché un individuo a cui non batte più il cuore non sanguina a meno che non si ledano grossi vasi che si svuotano per forza di gravità.
Nel caso di una lesione cutanea su di un soggetto già morto i tessuti non hanno una reazione vitale, non appaiono ecchimotici, contusi, muniti di fondo emorragico, ma hanno un aspetto più pergamenaceo, meno vivo.
Pertanto non aveva avuto dubbi che questa ferita fosse vitale e antecedente al decesso.
Il soggetto venne esaminato dopo essere stato rimosso e non in Piazza Alimonda, era imbrattato di sangue, quindi eventuali macchie non apparivano significative.
La lesione mortale al volto era ancora sanguinante ogni volta che si muoveva il corpo, mentre la ferita frontale non sanguinava più fin dal momento della morte.
Anche movendo il corpo la ferita frontale non poteva sanguinare.
Appena il corpo venne portato in ospedale venne sottoposto ad una TAC su tutto il corpo (totalbody).
L’esame fece risultare da un lato l’assenza di lesioni toraco addominali e agli arti, dall’altro emersero le fratture craniche provocate dal colpo d’arma da fuoco.
La prima notizia era che il ragazzo colpito da un’arma da fuoco fosse stato arrotato da un mezzo pesante, ma la TAC aveva escluso lesioni traumatiche determinate dall’investimento.
Nella regione posteriore del cranio la TAC mise in evidenza un’area radio opaca che i CT riferirono ad un possibile frammento della camiciatura del proiettile.
Questo risultava aver attraversato due delle ossa più resistenti del cranio: la rocca petrosa e l’osso occipitale.
In queste condizioni un proiettile facilmente si scamicia e perde parte dei propri componenti, gira su se stesso e poteva pertanto aver perso qualche piccolo frammento.
La densità radiologica del frammento visibile era quella di un corpo metallico non di un frammento osseo.
Durante l’autopsia però questo frammento non venne recuperato.
Il CT ha spiegato che sul cranio venne trovato un foro di ingresso in regione orbitaria, un foro di uscita in sede occipitale ed un unico tramite che li collegava.
Il frammento visibile alla TAC era situato nel tramite ed era quindi facilmente ascrivibile al proiettile.
Dopo l’apertura della calotta la ricerca del frammento di proiettile era stata fatta sezionando per piani la massa cerebrale.
Anche se nella TAC il frammento si vedeva bene perché lucente, era estremamente difficile trovarlo materialmente perché doveva essere molto piccolo, inoltre il tessuto era leso ed infarcito di sangue e più si procedeva nelle sezioni e più i tessuti si alteravano.
Poiché non si trattava di un proiettile e non serviva per indagini balistiche i CT non approfondirono oltre la sua ricerca, ritenendolo un particolare irrilevante.
Il proiettile aveva attraversato il cranio, venne riscontrato un tramite intracranico da avanti verso indietro, da destra verso sinistra di 15°, dall’alto verso il basso di circa 10°.
I due CTPM fecero una ricostruzione delle posizioni dello sparatore e della vittima.
Lo sparatore si trovava davanti alla vittima, leggermente spostato verso destra, in posizione sopraelevata rispetto alla vittima che era alto m. 1,65.
Il colpo non risultava sparato da vicino, cioè da 40-50 cm..
Più ci si allontana più lo sparatore deve essere stato in alto perché il colpo avesse quella traiettoria.
La traiettoria rimandava ad uno sparo diretto.

39 I fatti di Piazza Alimonda sono stati narrati in parte anche dal teste Giulietto CHIESA.
Dopo aver assistito agli scontri su Via Tolemaide questi si portò verso Piazza Alimonda e all’incrocio tra Via Crimea e Via Montevideo poté assistere ad alcune scene violente.
In questo caso era la Polizia che inseguiva i dimostranti mentre la gente dalle finestre gridava di non picchiarli, vide due ragazzi presi in mezzo alla strada poco prima della piazza, massacrati di botte e poi lasciati esanimi fino a che qualcuno li recuperò.
In quel momento sentì dire che c’era stato un morto e poiché si trovava a pochi metri da Piazza Alimonda fu uno dei primi ad arrivarci.
Il ragazzo era già a terra ma da poco tempo, intorno a lui non vi era ancora il cordone di Polizia.
CHIESA ebbe l’impressione che il ragazzo avesse i capelli molto lunghi perché c’era qualcosa di nero vicino alla testa.
Si vedeva che era sporco di sangue.
Poi arrivarono l’ambulanza ed i medici, venne disposto il cordone intorno al cadavere e divenne difficile poterlo osservare in mezzo alle gambe dei Poliziotti.
Intorno si radunava sempre più gente e la tensione saliva fino a diventare molto alta.
CHIESA si portò sulla scalinata per poter per vedere meglio.
La gente gridava “assassini”, la jeep era ancora nel punto dove era avvenuta la situazione.
Quindi, dopo i sopraluoghi di rito, il corpo venne rimosso e le Forze dell’Ordine si ritirarono all’imbocco della strada tra Piazza Alimonda e Piazza Tommaseo.
Piazza Alimonda rimase piena di dimostranti, gente di tutti i tipi, tra i quali erano presenti molti genovesi che inveivano contro la Polizia ed i Carabinieri.
Però non ci furono tafferugli.

40. Durante l’esame dibattimentale, nell’ambito di dichiarazioni più ampie, relative alle condotte tenute durante l’intera giornata, l’imputato MM ha ricordato la carica dei Carabinieri in Via Caffa e poi la contro carica dei manifestanti che li aveva portati fino a Piazza Alimonda.
Gli avvenimenti si erano susseguiti rapidamente, egli si era mosso su Via Armenia dove aveva trovato e preso una trave, quindi si era unito agli altri manifestanti ed era arrivato attorno ai due DEFENDER.
Sui particolari della sua condotta si dovrà ritornare esaminando la posizione personale.
Qui mette conto di notare come l’imputato abbia riferito che intorno al DEFENDER la gente urlava di tutto contro i militari, insulti come “assassini, bastardi” e minacce.
Incalzato dal P.M. che gli contestava quanto dichiarato in sede di indagini preliminari, MM ha ammesso di aver sentito frasi di disprezzo e minaccia, quali “bastardi, vi ammazziamo”, si trattava di frasi “di sfogo” dette da altri e non da lui.
Poi qualcuno aveva urlato “hanno sparato”, così aveva buttato via il bastone e si era allontanato.

41. Le immagini del reperto 181.6 [447] mostrano dall’alto Via Tolemaide durante l’avanzata dei manifestanti, che progressivamente costringono le Forze dell’Ordine ad arretrare dapprima fino al tratto tra Via Armenia e Via Crimea (01.19.27), poi all’incrocio con Via Casaregis (01.20.10), infine ancora più a ponente (01.20.50).
Al fine di arrestare l’avanzata si vede personale di Polizia intervenire a sostegno dei Carabinieri lanciando lacrimogeni (01.21.00), mentre i manifestanti erigono con i cassonetti una barricata all’incrocio tra Via Tolemaide e Via Casaregis (01.21.23).
A 01.21.45 un’autoblindo della Polizia avanza a sirene spiegate spazzando la barricata seguita dagli Agenti a piedi, questo intervento avviene immediatamente dopo le ore 17.23.20 [448].
I manifestanti arretrano ma sono ancora nella zona degli incroci con Via Caffa e Via Armenia dove si trova il distributore della Q8, quindi l’autoblindo retrocede (01.22.13) [449].
I manifestanti rovesciano un’auto blu e la pongono di traverso in mezzo alla strada (01.22.46) all’altezza del distributore della Q8.
A 01.22.50 l’autoblindo riparte in direzione levante, questa volta a velocità elevata, investe spostandola l’auto blu rovesciata, raggiunge l’incrocio con Via Armenia seguita dalle forze a piedi e si ferma contro una Fiat Panda bianca (01.23.00), mentre i manifestanti arretrano di corsa verso levante.
Queste immagini si possono collocare alle ore 17.26.53 [450].
Poco dopo (01.23.09) l’autoblindo viene affiancata da uno degli idranti che con i suoi getti d’acqua cerca di allontanare ulteriormente i manifestanti verso levante.
La telecamera del traffico GASTALDI [451] mostra alle ore 17.48.20 i manifestanti arretrati fino alla Casa dello Studente, posta all’incrocio tra Corso Gastaldi e Via Corridoni, si vede avvicinarsi il fumo dei gas lacrimogeni e dalla parte inferiore dello schermo compaiono i primi Carabinieri (17.48.39).
Alle successive 17.49.41 all’altezza del medesimo incrocio sono invece presenti le Forze dell’Ordine, non vi è contatto diretto con i manifestanti: Carabinieri ed Agenti di Polizia avanzano a piedi, seguiti dai blindati e dagli idranti mentre i manifestanti arretrano, mantenendosi ad alcuni metri di distanza.
Alle 17.50.05 i manifestanti sono stati ormai sospinti fino all’altezza di Via San Martino.

41.1 Secondo quanto riferito dal teste ZAMPESE, le immagini del filmato reperto 80 ed il relativi frame [452] mostrano i manifestanti all’incrocio tra Corso Gastaldi e Via Corridoni mentre si allontanano verso levante sotto la spinta delle Forze dell’Ordine.
A 00.33 si vede un soggetto travisato che si allontana insieme agli altri, tiene in mano uno scudo blu con disegno bianco e la A scritta in rosso, oggetto già visto perché usato da FA.
I frame da 004 a 007 consentono di apprezzare meglio sulla sinistra la figura della persona che porta questo scudo che si riconosce nell’imputato FA.

41.2 Dopo le prime cariche sul corteo il teste Sandro MEZZADRA si era spostato nelle strade laterali tra Via Tolemaide e Piazza Alimonda.
Qui assistette a numerose cariche nel giro di 20/30 minuti e ha ricordato come si percepisse un enorme tensione.
Dopo una carica particolarmente violenta vicino a Piazza Alimonda aveva deciso con altri di ritornare indietro verso il ponte di Corso Gastaldi dove pensava fosse rimasto il camion.
Qui la situazione era abbastanza tranquilla, anche se oltre il ponte si vedevano i segni di pregressi incidenti, come vetrine sfondate e auto annerite.
Quando seppe della morte di GIULIANI tentò di tornare in piazza Alimonda ma venne coinvolto in una carica violenta ad opera di alcuni blindati che procedevano verso levante su Via Tolemaide e Corso Gastaldi.
A questo punto il corteo si ritirò verso il Carlini, mentre il teste rimase al ponte di Corso Gastaldi da dove telefonò ad altri componenti del GSF per avere un quadro della situazione.
In Corso Gastaldi dopo l’ultima carica vide diverse persone ferite.
NC, medico, si trovava al presidio di Piazza Manin quando si verificarono il passaggio di componenti del Blocco Nero e la successiva carica degli Agenti di Polizia.
Poi verso le 16 o 16.30 la teste e i colleghi S, DM e a tre infermieri vennero inviati a piedi a Corso Gastaldi che raggiunsero attraverso il ponte di Terralba.
Durante il cammino la teste poté constatare come la città fosse in una condizione di guerriglia urbana.
In Corso Gastaldi trovò un folto gruppo di manifestanti fatto oggetto del lancio di lacrimogeni provenienti dal muro della ferrovia.
In un primo momento non vide persone percosse ma solo in preda agli effetti dei lacrimogeni.
Appena arrivata si recò nella sede della C.R.I. a metà di Corso Gastaldi, dove vi erano persone che lamentavano ferite al capo.
Ad un certo momento si accorse come il lancio di lacrimogeni si faceva particolarmente intenso e che i manifestanti retrocedevano in maniera compatta perché era in corso una carica.
Un Carabiniere minacciò la teste con il manganello ma tre militi della CRI la difesero e quello si allontanò.
NC vide passare le Forze dell’Ordine in assetto antisommossa diretti in salita inseguendo i manifestanti.
Lei riuscì ad evitare la carica rimanendo all’interno della sede della CRI il cui cancello venne momentaneamente chiuso.
Sotto i portici di Corso Gastaldi vide un manifestante aggredito da un Carabiniere, mentre il grosso degli Agenti si trovava già più avanti.
L’uomo aveva una macchina fotografica, mostrava un cartellino, venne colpito e lasciato a terra.
Molti manifestanti rimasero a terra sotto i portici feriti in maniera grave, la teste ne contò circa venti, almeno quattro dei quali erano privi di coscienza.
Per loro la teste chiamò il 118.
Nelle immagini del filmato reperto 181 5 [453] (da 1.30.17 a 1.37.17) la teste riconosceva la sede della CRI con il cancello chiuso ed alcuni dei feriti ritratti nelle immagini.
Per dare un’idea della quantità di feriti e della qualità delle ferite spiegava come “il pavimento di questi portici di Corso Gastaldi era completamente lordo di sangue” [454].
I sanitari impegnati erano una decina.
Nelle immagini la teste riconosceva un signore sui 60 anni che era smarrito e non sapeva perché si trovava lì (1.32.23), quindi se stessa (1.33.22) in piedi e con la maglia bianca mentre sta medicando un uomo di circa 45 anni ferito al capo.
I feriti medicati presso la sede della CRI furono circa cinquanta.
MS, anch’ella sanitario del GSF vide in Corso Gastaldi arrivare delle camionette con gli idranti e i ragazzi correre via.
Le camionette erano veloci, non badavano a ciò che avevano davanti.
La teste si rifugiò sotto al portico dove c’era grande confusione perché era in corso una carica.
Entrò in un piccolo portone poco prima della Casa dello Studente, dove c’erano già altre persone, in particolare ricordava due ragazzine che le avevano aperto il portone.
C’era qualcuno che spintonava le due ragazze che dicevano di non aver fatto niente, vide due Carabinieri, uno dei quali colpiva le ragazze con il manganello e poi cercò di colpire anche la teste.
Questa riuscì ad evitare i colpi qualificandosi come medico e rimproverando il militare.
Quindi MS trovò rifugio in un cortile in fondo ad una discesa dove c’erano diversi feriti, tra i quali anche le due ragazzine di prima con le mani rotte e ferite alla testa da cui colava sangue.
Un giovane aveva il viso coperto di sangue, un’altra ragazza urlava.
Le ragazze vennero soccorse da un’ ambulanza.
Nelle immagini del filmato reperto 181.5 di cui sopra la teste riconosceva il cancello e la discesa su menzionata, mentre il portone dove si era rifugiata poco prima si incontrava risalendo la discesa e poi girando sotto al portico a destra.
Dopo essersi trattenuto in Piazza Alimonda, il teste CHIESA si portò nella zona di Terralba perché vedeva che c’era del fumo ed era incuriosito.
Al suo arrivo però gli scontri erano già finiti, il Ponte di Terralba e la strada che scendeva erano pieni di Polizia e jeep.
Un Agente di Polizia disse che avevano ammazzato un Carabiniere, il teste ne domandò conferma e si qualificò come giornalista, ma l’altro non gli rispose.
CHIESA si portò allora fino a Piazza Terralba dove c’era ancora il fumo determinato dall’incendio alla banca, la gente dalle finestre soprastanti gettava acqua per raffreddare i muri.
A quel punto era già tutto finito.
Come ricordato da numerosi testi, a questo punto la giornata di manifestazione poteva considerarsi conclusa nel peggiore dei modi e il corteo aveva fatto rientro al Carlini, incalzato a tratti anche da vicino dalle Forze dell’Ordine.
Manifestanti e Forze dell’Ordine dovevano ora riorganizzarsi, cercare di comprendere gli eventi e di evitare nuovi errori in occasione della giornata successiva, quando era in programma il grande corteo internazionale al quale era prevista la partecipazione di molte migliaia di persone.
Si sentono grida di persone che chiedono aiuto, o che urlano per il dolore. Le immagini sono riprese quasi da terra e mostrano (1.31.18) numerose persone sedute o distese a terra, alcune delle quali ferite (1.31.22, 1.32.27) o apparentemente prive di coscienza (1.32.46).
Alcuni feriti vengono soccorsi dal personale medico presente (1.33.24), a terra si notano ampie macchie di sangue
(1.34.31). Quindi interviene un’ambulanza (1.36.00).


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[402] Sul video si legge 17.23.13, giri 04.18.15.
[403] Sul video si legge 17.26.29, giri 04.21.32.
[404] Sul video si legge 17.27.21, giri 04.22.23.
[405] Immagini tratte dai reperti “49 il Giornale”, “46 Telenord Canale 7”, “143.042 Polizia Scientifica”, “218 Maledetto G8”.
[406] La medesima scena appare nelle immagini girate dal teste FRANCESCHINI (da 13.30), prodotte dalla difesa all’udienza del 24/4/2007.
[407] Si trovano nel 5° DVD CUGNASCHI VECCHI cartella “selezione ordinata” ai n. 177 e 178.
[408] Si trova nell’allegato 5 delle produzioni del P.M.
[409] Si tratta di un reperto di Telenord Canale 7 e prodotto dal P.M. con l’allegato 5.
[410] Si trova nell’allegato 5 delle produzioni del P.M. e per la parte qui commentata nelle produzioni effettuate dal P.M. all’udienza del 10/5/2005.
[411] Si trova nel DVD MM, cartella “selezione ordinata” al n. 113.
[412] Ibidem al n. 114.
[413] Ibidem al n. 115.
[414] Si tratta di una foto pubblicata a pag. 84 del fascicolo “Genova il Libro Bianco”, produzione difesa n. 40 e in questa pubblicazione attribuita a Marco D’AURIA per RaiNet news.
[415] Si trovano nel 2° DVD FL, ZAMPSE ha spiegato trattarsi di reperto contenuto in cassetta VHS depositata il 4/2/2002.
[416] Si trovano nel 2° DVD FL, ZAMPESE ha spiegato trattarsi di reperto depositato il 4/2/2002.
[417] Si trova nel 2° DVD FL cartella “selezione ordinata” al n. 027.
[418] Ibidem al n. 032.
[419] Ibidem al n. 062.
[420] Si trova nel 2° DVD FL, si tratta di reperto depositato il 4/2/2002.
[421] Si trovano nel 2° DVD FL.
[422] Si trova nel 2° DVD FL sotto la denominazione Alimonda h 18.00 Rep. 44B, risulta depositato il 4/2/2002.
[423] Si trova nel 2° DVD FL sotto la denominazione Alimonda h 18.30 Rep. 44A, risulta depositato il 4/2/2002.
[424] Si trova nel 2° DVD FL sotto la denominazione Alimonda h 18.00 Rep. 44, risulta depositato il 4/2/2002.
[425] Si trova nel 2° DVD FL sotto la denominazione Alimonda h 18.15 Rep. 83A, risulta depositato il 4/2/2002.
[426] Si trovano nel 2° DVD FL cartella “selezione ordinata” ai n. 076 e 077.
[427] Ibidem ai n. 100 e 101, risultano depositate al P.M. il 13/6/2002.
[428] Si trovano nel DVD personale, la foto 22 è all’interno della cartella “selezione ordinata” al n. 072.
[429] Si trovano nel 3° DVD DRF.
[430] Si trova nel 3° DVD DRF cartella “selezione ordinata” al n. 167.
[431] Si trova nel DVD DPA SN.
[432] Si trova nel 2° DVD PF.
[433] Si trova nel DVD TF.
[434] Si tratta di fotografie prodotte dal P.M. all’udienza del 10/5/2005.
[435] Produzioni difesa all’udienza del 3/5/2005.
[436] Produzioni difesa all’udienza del 10/5/2005.
[437] Produzioni difesa all’udienza del 26/4/2005.
[438] Produzioni difesa all’udienza del 10/5/2005.
[439] A questa breve pausa sembrano potersi riferire due foto prodotte dalla difesa rispettivamente alle udienze del 26 aprile e del 10 maggio 2005: il reperto Re 03 che mostra il contingente fermo nella parte più a mare di Piazza Alimonda ed il reperto Re 01 che mostra i militari fermi nell’adiacente Via Ilice. Le foto sono riprese da diversa angolazione, in entrambe si notano i DEFENDER anche se in posizioni diverse.
[440] Si tratta, come si è visto più sopra (paragrafo 36), dell’avanzata che costrinse le Forze dell’Ordine ad arretrare fino all’incrocio tra Via Tolemaide e Corso Torino.
[441] Si tratta del Reparto Mobile di Milano diretto dal Dr. Maurizio FIORILLO.
[442] Come ad esempio sono stati usati i mezzi blindati durante l’arretramento dei Carabinieri in Via Tolemaide verso le ore 17.20.
[443] Nelle immagini del reperto 218 TRUGLIO ha riconosciuto la propria camionetta in quella che per prima era entrata in Via Caffa e, probabilisticamente, se stesso mentre ne discende.
[444] CAVATAIO ha riconosciuto questo momento come ritratto nell’immagine reperto 235 foto 53: il suo veicolo è quello più a sinistra con il muso contro il cassonetto. Ha riconosciuto anche l’arretramento di pochi attimi prima nella foto 54 del medesimo reperto: il suo veicolo è quello più lontano che compie la retromarcia in mezzo ai colleghi che corrono a piedi.
[445] Si trova a pag. 274 del Vol. II delle trascrizioni, ore 17.27.25: “G103 dalla G103 con urgenza! COT 103 urgente avanti. G103 mandate subito un’ambulanza in Via Caffa alla piazza che sta davanti a Via Caffa? Torino G103 un’ambulanza d’urgenza! RM41 Operativo? COT RM41 avanti 41, avanti non abbiamo capito il resto, avanti! RM41 urgente dall’Operativo. COT urgente avanti, comunicate. RM41 sì con urgenza in Via Caffa c’è un ferito dei … dei protestanti ... veloce però, eh! Ripeto Via Caffa all’angolo di Via … Piazza Tommaseo, ricevuto? COT sì va bene,
mandiamo, attenzione PAGLIAZZO urgente, risponda all’Operativo in Piazza Manin? … ?? … urgenza per cortesia veloci con l’ambulanza”.
[446] La pubblicazione “Genova. Il Libro Bianco” (produzioni difesa n. 40) contiene a pag. 83 diverse foto relative a questo episodio, in due (la seconda dall’alto a sinistra e la seconda dall’alto a destra) si riconosce Carlo GIULIANI con il passamontagna, la canottiera bianca e il rotolo di nastro al braccio destro. Egli si trova dietro la barricata di Via Caffa e nell’immagine a sinistra sta lanciando qualcosa contro i Carabinieri.
[447] Si tratta di un filmato RAI prodotto dal P.M. nell’allegato 5.
[448] La telecamera del traffico SAVONAROLA, reperto 57A clip 10. mostra infatti alle ore 17.23.20 l’autoblindo attraversare l’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide dirigendosi verso levante.
[449] Si vede l’autoblindo iniziare a retrocedere alle ore 17.24.20 nelle immagini della telecamera GASTALDI, reperto 57Q clip 10.
[450] Ciò in base alle immagini della telecamera del traffico GASTALDI reperto 57P clip 11, cfr. pag. 160 della memoria ex art. 121 c.p.p. depositata dal P.M..
[451] Reperto 57Q clip 13, allegato 9 delle produzioni del P.M.
[452] Si trovano nel DVD FA.
[453] Si tratta di un reperto prodotto dalla difesa all’udienza del 30/3/2007.
[454] Le immagini mostrano dapprima un cancello di un accesso laterale sui portici di Corso Gastaldi (1.30.21), quindi la presenza sotto i portici di numerosi Agenti e civili (1.30.32).